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Giovanni, morto a 6 anni in ospedale a Rovigo dopo un’influenza: un medico a processo

Nel gennaio 2016 il piccolo Giovanni Morello morì, a 6 anni, mentre si trovava ricoverato all’ospedale di Rovigo. Sarà adesso un processo a fare piena luce su quella tragedia.
A cura di Susanna Picone
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Un pediatra di quarantadue anni, Vincenzo Rametta, è stato rinviato a giudizio per i fatti accaduti il 13 gennaio del 2016, quando in ospedale a Rovigo è morto il piccolo Giovanni Morello, un bambino di sei anni di Anguillara Veneta. L’autopsia ha stabilito che il decesso del bambino è stato causato dallo strozzamento di un’ansa intestinale, dagli effetti paragonabili a quelli di un infarto. Inizialmente i medici avevano parlato di influenza. Come ricordano i quotidiani locali, era stato lo stesso direttore generale dell'Ulss 18 Adriano Compostella a ripercorrere il decorso clinico del bimbo poco dopo la tragedia. “Il bambino – aveva spiegato – con un blocco intestinale causato da un’influenza intestinale, era stato ricoverato l'11 gennaio. L’ecografia era negativa. Non aveva febbre, non c’era nulla di eclatante e il quadro clinico non era allarmante. Nella notte c'era stato del vomito, il paziente era stato trattato con la flebo, alle 4 del mattino non era grave, l’addome era trattabile. Alle 7 la palpazione all’addome appariva dolente, il bimbo veniva quindi inviato a radiologia, ma non emergeva nessuna perforazione”. Improvvisamente, secondo questa ricostruzione, il piccolo era diventato meno vigile, poi alle 10 l'arresto cardiaco. Inizialmente erano stati raggiunti da un avviso di garanzia sette medici dei tre reparti nei quali il bambino aveva trascorso del tempo prima di morire.

La famiglia del bambino chiede giustizia – “Siamo contenti. La famiglia non è interessata a questioni meramente economiche. In realtà i genitori del bambino vogliono solamente che giustizia sia fatta. Loro vivono questa vicenda con la giusta apprensione. Hanno anche un certo bisogno di liberazione. Con la chiusura del processo terminerà anche un capitolo della loro vita, non ancora concluso. Hanno bisogno di voltare pagina”, ha commentato Cristiano Violato, avvocato della famiglia del bambino, ai media locali. Secondo l’avvocato, non ci si trovava di fronte a una patologia complessa: “La valutazione di un chirurgo avrebbe permesso di capire il problema e di risolverlo con un intervento molto semplice. Ed è il motivo per il quale si è arrivati a questo epilogo che provoca una grandissima tristezza”.

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