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Genova, la protesta degli alluvionati: uova e oggetti contro il Municipio

Momenti di tensione durante il corteo che, per le strade del capoluogo ligure nuovamente e duramente colpito da un alluvione, in cui è andata in scena la protesta contro il sindaco Doria per la gestione del territorio. Spintonato un consigliere.
A cura di Biagio Chiariello
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Uova, monetine, bottigliette di plastica e altri oggetti sono stati lanciati contro Palazzo Tursi, l’edificio sede del comune di Genova, da parte dei manifestanti che hanno aderito alla protesta del comitato #Orabasta, per chiedere le dimissioni della giunta regionale comunale e dei vertici di Arpal, dopo l'alluvione che ha messo in ginocchio la città lo scorso 9 ottobre, provocando una vittima e danni pubblici per oltre 250 milioni e danni a privati per oltre 100 milioni. La tensione è salita soprattutto dopo che uno dei dipendenti si è affacciato dalle finestre del palazzo Uno dei contestatori è riuscito ad arrampicarsi sulla balaustra del muro che divide il giardino di Palazzo Tursi da via Garibaldi, agitando una bandiera del Comune di Genova.  Il consigliere comunale Mario Baroni (Gruppo Misto) sarebbe stato spintonato e insultato da un gruppo di dimostranti.

Cosa chiedono gli alluvionati

“Non abbiamo ottenuto tutto quello che volevamo – ha detto Antonio Savà, uno dei portavoce della delegazione, usciti da Tursi – Hanno però promesso che le imposte per i commercianti alluvionati saranno sospese. Non saranno pagate tasse comunali e il Comune interverrà sulle banche per ottenere mutui a tassi agevolati e finanziamenti per le attività commerciali”. Tra le altre cose, il comitato #Orabasta chiedeva al sindaco Doria l'immediato sblocco dei fondi stanziati per il dissesto idrologico, la messa in sicurezza del territorio da parte del governo e lo stanziamento di fondi per un indennizzo per i commercianti genovesi e per tutti i cittadini nuovamente e colpiti dall'alluvione.

 Francesco Baccini e Cristiano De André tra i manifestanti

Tra i manifestanti ci sono anche i cantanti genovesi Francesco Baccini e Cristiano De André. "I cittadini – dichiara Baccini – vogliono sapere che fine hanno fatto i loro soldi per la messa in sicurezza del territorio, perché in tre anni è successa due volte la stessa cosa. Il problema è che qui non c'è mai nessuno che dice ‘è colpa mia' e non c'è mai nessuno che paga quando sbaglia. Se questa gente avesse un minimo di dignità si sarebbe già dimessa". "Ora basta – dice De André – la musica deve cambiare. Il nostro plauso va a chi ha spalato il fango, noi stiamo dalla parte dei commercianti e dei cittadini che hanno subito uno scempio che si poteva evitare”.

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