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Gas al posto dell’ossigeno al neonato: accuse prescritte ad agosto se non arriva il verdetto

Al piccolo Andrea, nato nel 2010 a Palermo, avrebbero dovuto somministrate ossigeno. A causa dei danni subiti non può camminare né parlare. Pesanti le motivazioni della condanna emessa per il titolare dell’azienda che eseguì i lavori sull’impianto di gas del reparto del Policlinico e per il direttore dei lavori.
A cura di Susanna Picone
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Ad Andrea Vitale, un bambino nato a Palermo nel 2010, dopo il parto venne somministrato protossido di azoto invece di ossigeno. Un errore gravissimo costato al piccolo una paralisi cerebrale infantile. Andrea non può parlare né camminare e ha bisogno di assistenza continua. E da anni la sua famiglia combatte per ottenere giustizia. Una sentenza arrivata a sette anni dai fatti ha condannato tre persone: a tre anni per lesioni colpose gravissime Francesco Inguì, titolare della ditta Sicilcryo srl di Marineo che eseguì i lavori sull'impianto di gas medicali del reparto Maternità del Policlinico, e Aldo La Rosa, direttore dei lavori. A un anno e sei mesi l'ex direttore dipartimento materno infantile dell'ospedale Enrico De Grazia. Sono state depositate ora le motivazioni della sentenza. Si parla di condotte tanto gravi da escludere la concessione delle attenuanti generiche,  di “omissioni” non casuali ma determinate dalla fretta, di impianti non collaudati. Alla famiglia di Andrea, che si è costituita parte civile, è stata concessa una provvisionale immediatamente esecutiva di un milione e 100.000 euro. Dal deposito della sentenza, pronunciata a settembre dopo un processo durato anni e passato a 4 giudici diversi, decorrono i tempi per il ricorso in appello degli imputati e poi la fissazione del processo di secondo grado. Su tutto però adesso incombe il rischio della prescrizione che maturerà se non si arriverà a un verdetto entro agosto.

Cosa è successo al piccolo Andrea appena nato

Dopo la nascita il bambino mostrò segni di sofferenza e così i medici decisero di somministragli l'ossigeno. Nel tubo dell'impianto appena rifatto dalla Sicilcryo srl e mai collaudato c'era però protossido di azoto, un gas anestetizzante che il neonato respirò per 68 minuti. “Non fu eseguita alcuna prova di gas specificità né le opere vennero collaudate – scrive il giudice – Ciò nonostante le prese erano state dotate di flussometri e attacchi che rendevano immediatamente fruibile l'impianto di gas medicale”. “L'omissione lungi dall'essere accidentale – si legge nelle motivazioni – è risultata sostanzialmente programmata dal direttore dei lavori in ragione dell'urgenza di restituire gli spazi ospedalieri oggetto dei lavori ai rispettivi reparti e rendere fruibile l'isola neonatale”.

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