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Ex Ilva, ArcelorMittal annuncia cassa integrazione per 1400 lavoratori a Taranto

La nuova proprietà del polo siderurgico, ArcelorMittal, ha annunciato di aver deciso di chiedere la cassa integrazione per 1.400 dipendenti dello stabilimento di Taranto a causa di un crisi di mercato. I sindacati insorgono: “Non si era mai verificato prima che a pochi mesi dall’acquisizione un’azienda facesse ricorso alla cassa integrazione”
A cura di Antonio Palma
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Non sembra esserci pace per la situazione industriale dell'ex Ilva. La nuova proprietà ArcelorMittal infatti ha appena annunciato di aver deciso di chiedere la cassa integrazione per 1.400 dipendenti dello stabilimento di Taranto. Una notizia che ha sorpreso no poco i lavoratori che dopo anni di crisi, problemi giudiziari e commissariamento, credevano che l'azienda si avvinse verso una fase di maggiore tranquillità dopo l'accordo firmato appena un anno fa dalla nuova proprietà. Invece oggi la doccia fredda: l'azienda si è messa in contatto con i sindacati per informarli di questa decisione motivandola con una grave crisi di mercato. Si tratterà di una Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (CIGO) per almeno tredici settimane a partire dai primi giorni di luglio. La decisione comporterà la fermata di treno nastri 1, colata continua 5, e laminazione a freddo.

"È una decisione difficile, ma le condizioni del mercato sono davvero critiche in tutta Europa" ha tenuto a sottolineare l’amministratore delegato di ArcelorMittal Italia, Matthieu Jehl, aggiungendo: "Tengo a ribadire che sono misure temporanee, l’acciaio è un mercato ciclico". L'azienda già nelle settimane scorse aveva deciso a livello  europeo una ridurre della produzione primaria di acciaio di 3 milioni di tonnellate proprio a causa di un forte rallentamento del mercato. La decisione è stata accolta con rammarico dai sindacati. "Non si era mai verificato prima che a pochi mesi dall’acquisizione un’azienda facesse ricorso alla cassa integrazione ordinaria. La comunicazione arrivataci da ArcelorMittal a pochi giorni dall’incontro di lunedì prossimo è grave, inopportuna e sbagliata", ha dichiarato il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, ricordando che e ripercussioni "ci sono anche per gli altri stabilimenti ex Ilva d’Italia dove si utilizzeranno piano di smaltimento ferie per far fronte alla riduzione dei volumi produttivi”.

"La decisione rappresenta un elemento di ulteriore preoccupazione in una fase di assestamento critico degli obiettivi del piano industriale” ha ricordato invece la segretaria della Fiom-Cgil Francesca Re David, aggiungendo: "Sono mesi che la Fiom chiede un incontro al Mise per una verifica degli impegni sottoscritti, che diventa ancora più urgente alla luce delle decisioni comunicate oggi". L'azienda dal suo canto però ribadisce che "nonostante questo scenario molto critico, ArcelorMittal Italia conferma il proprio impegno su tutti gli interventi previsti per rispettare il piano industriale e ambientale, al termine dei quali, con un investimento da più di 2,4 miliardi di euro, Taranto diventerà il polo siderurgico integrato più avanzato e sostenibile d'Europa".

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