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Venezuela, Maduro libera Camilo Castro, il “Trentini” francese: era detenuto da 5 mesi

Il francese Camilo Castro, scomparso a giugno e detenuto in Venezuela, è stato liberato. Sollievo della famiglia. Il caso richiama quello dell’italiano Alberto Trentini, ancora in carcere da un anno senza accuse.
A cura di Davide Falcioni
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Dopo mesi di silenzio e angoscia, si è chiusa con un sospiro di sollievo la vicenda di Camilo Castro, il cittadino francese scomparso alla fine di giugno al confine tra Venezuela e Colombia. A ufficializzarne la liberazione è stato il presidente Emmanuel Macron, che su X ha scritto: "Camilo Castro è libero. Condivido il sollievo della sua famiglia e ringrazio tutti coloro che hanno lavorato per la sua liberazione".

La storia di Castro, 41 anni, aveva assunto i contorni di un caso internazionale, richiamando alla memoria quello dell’italiano Alberto Trentini, cooperante di 46 anni detenuto in Venezuela senza incriminazione da un anno. Proprio ieri, in una conferenza stampa per rilanciare l'attenzione sulla vicenda, la madre Armanda Colusso aveva lanciato un'accusa al governo italiano: "Per Alberto non si è fatto quello che era necessario e doveroso fare per la sua liberazione. Sono stata troppo paziente ed educata ma ora la mia pazienza è finita".

La scomparsa al confine e i mesi di silenzio

Castro, insegnante di yoga residente in Colombia, era scomparso il 26 giugno al valico di Paraguachón. La famiglia aveva spiegato che quel giorno si era recato alla frontiera per rinnovare il visto di residenza colombiano scaduto. Da allora, nessun contatto diretto: a metà settembre la madre aveva raccontato di non aver più ricevuto sue notizie, se non un messaggio audio arrivato a fine luglio, in cui il figlio aveva "chiesto aiuto".

Le indagini della famiglia e di Amnesty International avevano indicato che l’uomo era trattenuto dalle autorità venezuelane. Proprio Amnesty, in un rapporto pubblicato a luglio, aveva denunciato una politica di "sparizioni forzate" messa in atto dopo la rielezione di Nicolás Maduro, spiegando che "le autorità venezuelane sembrano usare questa pratica per alimentare le loro narrazione su ‘cospirazioni straniere' e per usare i prigionieri come merce di scambio nei negoziati con altri Paesi". Un quadro che aveva accresciuto l’apprensione della famiglia e moltiplicato le pressioni diplomatiche internazionali.

La gioia della famiglia: "Pensiamo agli altri, non li dimenticheremo"

La notizia della liberazione è stata accolta con profonda emozione da Helene Boursier, madre di Castro e attivista di Amnesty International. "Non potete immaginare l'emozione che questo rappresenta, rispetto a tutte le gioie che proviamo nella vita, a tutte le piacevoli sorprese, a tutto il sollievo", ha dichiarato. E ha aggiunto: "Lotteremo affinché ciò non accada mai più. Solo perché le cose sono andate bene per noi non significa che ci fermeremo qui. Pensiamo agli altri, non li dimenticheremo".

Poche ore dopo il rilascio, Castro ha raggiunto l’ambasciata francese a Caracas. Yves Guibert, compagno della madre, ha descritto il momento del ritorno: "Era estremamente felice di essere uscito, un po' troppo emozionato e allo stesso tempo ancora un po' preoccupato, visto che non aveva lasciato il territorio venezuelano. Non si esce di prigione il giorno stesso in cui si esce. C'è un intero periodo di riadattamento al mondo, un intero periodo di riconnessione con la vita normale. E sarà nostro compito ora preservare questo riadattamento e creare le condizioni che gli consentano di rimettersi in piedi".

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