Usa: Trump riammette i rifugiati, ma restano esclusi 11 Paesi “ad alto rischio”

I rifugiati negli Stati Uniti sono temporaneamente riammessi, anche se nel provvedimento varato da Donald Trump resteranno esclusi 11 Paesi. Lo ha annunciato l’amministrazione Usa, durante una ‘conference call’ con i cronisti. Alla mezzanotte di martedì è infatti scaduto lo stop all’accoglienza dei rifugiati per 120 giorni varato quattro mesi con il più generale e discusso ‘travel ban’, il divieto di ingresso negli Stati Uniti che, nell’ultima versione, riguardava i cittadini di Siria, Libia, Iran, Yemen, Ciad, Somalia, Corea del Nord e Venezuela e che è stato comunque parzialmente bloccato dalla magistratura.
Il nuovo ‘travel ban'
I nuovi controlli per i rifugiati che fanno domanda di ingresso negli States includono la raccolta di ulteriori informazioni sulla propria vita e la propria famiglia esaminati i loro post sui social, le frequentazioni, i luoghi di lavoro (e tutto ciò che sarà ritenuto rilevante); previsto inoltre lo scambio di dati tra le varie agenzie federali e l'invio di agenti anti-frode all'estero per verifiche sul posto. Per il “sì” all’accoglienza dei rifugiati, gli ufficiali federali dovranno poter dimostrare che il loro ingresso è nell’interesse nazionale. In alcuni casi i controlli potrebbero durare anche anni.
Esclusi 11 Paesi ad ‘alto rischio'
Restano comunque esclusi i cittadini di 11 Paesi (la Casa Bianca si è limitata a definirli "ad alto rischio", non esplicitando di quali nazioni si tratta): subiranno rinvii per altri 90 giorni nell'esame delle loro richieste di accoglienza per consentire controlli più stringenti. "La sicurezza del popolo americano è la più alta priorità del governo", ha commentato il segretario ad interim per la Sicurezza interna, Elaine Duke.