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Usa definiscono Taiwan “Paese”, Cina reagisce con esercitazioni militari in mare: “Giocano col fuoco”

Pechino ha condotto alcune esercitazioni militari nello Stretto che divide la Cina da Taiwan. Una risposta, secondo il governo cinese, a “segnali sbagliati da parte degli Usa” che hanno definito Taiwan “un Paese.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Secondo Pechino, definire Taiwan "un Paese" è una provocazione degli Stati Uniti. Per questo, la Cina ha iniziato manovre aeronavali "di esercitazione" nello stretto di Taiwan. "Una risposta al segnale sbagliato degli Usa sulla questione taiwanese" ha detto il portavoce del Comando del Teatro orientale delle forze armate di Pechino. L'esercitazione è un modo per mostrare i muscoli alla delegazione di sei senatori americani che nella giornata di oggi, venerdì 15 aprile, hanno incontrato a Taipei la presidente taiwanese Tsai Ing-wen. "Chi scherza con il fuoco si brucerà" ha affermato lapidario il portavoce militare cinese, ribadendo la posizione del governo di Pechino e annunciando che l'Esercito popolare di liberazione ha coordinato un'operazione dimostrativa di pattugliamento condotta da navi, aerei da caccia e bombardieri nello Stretto che divide Pechino da Taiwan

L'ultima volta che le forze armate cinesi hanno fatto la loro comparsa nei pressi delle coste taiwanesi risale al novembre scorso, in vista della visita di un'altra delegazione del Congresso Usa a Taipei. Gli accadimenti in Ucraina, però, fanno temere l'esplosione di un nuovo conflitto armato tra Cina e Taiwan. All'inizio della guerra tra Mosca e Kiev, gli analisti occidentali si erano detti preoccupati dalla vicinanza dimostrata da Putin al presidente Xi Jinping. Il timore era che la Cina potesse seguire l'esempio del Cremlino e attaccare Taiwan. Nulla di tutto questo però è accaduto. Pechino ha storto il naso davanti alla piega presa dall'invasione russa e ha giocato a tenere un piede dentro e uno fuori dal cerchio dei sostenitori della Russia.

Da tempo però l'isola fa i conti con le incursioni continue dell'Aeronautica di Pechino: l'anno scorso sono state segnalate circa 900 intrusioni nei cieli attorno a Taiwan. Taipei ha iniziato a stringere i denti, accelerando i preparativi per un'eventuale difesa. Il governo ha diffuso un libretto di 28 pagine contenenti istruzioni in caso di attacco e i cieli della capitale taiwanese sono diventati teatro di esercitazioni che simulavano una reazione a un'eventuale aggressione. L'operazione si è svolta tra le 5 del mattino e le 7, senza alcun preavviso per la popolazione. "I cittadini devono abituarsi a tempi difficili" ha riferito il governo a tal proposito.

Gli Usa trattano la sicurezza di Taiwan con la dottrina della "ambiguità strategica": formalmente hanno sempre riconosciuto solo la Repubblica popolare cinese, ma dal 1979 gli Usa forniscono all'isola mezzi militari per la difesa. Nessun presidente però ha mai chiarito se il Paese sarebbe al fianco di Taiwan in un eventuale conflitto. Biden però ha di recente affermato che l'impegno per il "mantenimento della democrazia a Taiwan è solido come la roccia". Il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, ha detto che gli Usa faranno di tutto per far sì che un'invasione di Taiwan "non possa mai accadere".

Pechino ha quindi reagito mostrando i denti, indispettita anche dalle parole dei senatori arrivati a Taipei. "Gli Stati Uniti sono al vostro fianco e non vi lasceranno soli – hanno detto – perché abbandonare Taiwan significherebbe abbandonare democrazia e libertà". Il senatore Bob Menendez, presidente della Commissione esteri, ha osservato che l'isola è un polo tecnologico di importanza globale. "Un Paese – ha concluso – che non può essere perso".

La Cina invece considera l'isola una provincia di quell'unico Paese che formalmente anche gli Stati Uniti riconoscono. La stampa cinese ha scritto questa mattina che la Repubblica popolare "non cederà alle pressioni americane né sul fronte di Taiwan, né su quello delle relazioni amichevoli con la Russia". Quest'ultimo atto potrebbe rappresentare un problema soprattutto per quanto riguarda la posizione di Pechino nel conflitto tra Mosca e Kiev, rafforzando un'alleanza con il Cremlino che metterebbe in difficoltà anche la Nato. "Taiwan è parte inalienabile della Cina – ha detto Pechino -. La riunificazione ci sarà: quella dell'isola è una questione interna non paragonabile alla situazione dell'Ucraina"

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