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Unicef: “Un bambino su quattro vive in zone di guerra o disastrate”

Quasi un quarto dei bambini del pianeta vive in in Paesi in guerra o colpiti da disastri naturali.  A rivelarlo è l’Unicef, secondo cui nel 2020 saranno 59 milioni i bimbi, in 64 Paesi, ad avere bisogno di sostegno. I conflitti restano le cause principali, oltre a fame, malattie infettive ed eventi meteorologici estremi legati al cambiamento climatico.
A cura di Davide Falcioni
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Quasi un quarto dei bambini del pianeta vive in in Paesi in guerra o colpiti da disastri naturali.  A rivelarlo è l’Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia, secondo cui nel 2020 saranno 59 milioni i bimbi, in 64 Paesi, ad avere bisogno di sostegno. Per questo l'organizzazione ha lanciato la campagna di raccolta fondi più importante della sua storia e lo scopo è quello di raccogliere 4,2 miliardi di dollari, oltre il triplo di quanto richiesto ai propri donatori nel 2010. "Un numero storico di bambini costretti a lasciare le proprie case necessita urgentemente di protezione e supporto – ha dichiarato Henrietta Fore, Direttore generale dell'Unicef – I conflitti restano le cause principali, oltre a fame, malattie infettive ed eventi meteorologici estremi legati al cambiamento climatico, che costringono altri milioni di persone a cercare aiuti salvavita".

Ancora una volta la situazione più grave è quella dei rifugiati siriani e delle comunità ospitanti in Egitto, Giordania, Libano, Iraq e Turchia, per i quali l'Unicef stima necessari aiuti per 864,1 milioni di dollari. Ci sono poi lo Yemen (535 milioni di dollari), la Repubblica Democratica del Congo (262,7 milioni di dollari) e il Sud Sudan (180,5 milioni di dollari). I fondi verranno spesi nella cura della malnutrizione acuta grave di 5,1 milioni di bambini, ma anche per vaccinarne contro il morbillo 8,5 milioni e fornire accesso ad acqua potabile, per uso domestico e per l'igiene personale a 28,4 milioni di persone.  Tra le urgenze, c'è anche quella educativa: nel programma dell'Unicef c'è l'intento di fornire accesso all'istruzione a 10,2 milioni di bambini, anche quelli più piccoli.

Henrietta Fore ha poi sottolineato l’importanza di “fondi che siano più flessibili” per raggiungere i bambini che si trovano “Paesi che generalmente ricevono meno fondi”. “Il nostro impegno a fornire ai bambini supporto dai primi momenti dopo un disastro fino a quando possono tornare a vivere una vita normale – ha spiegato – richiede fondi che siano velocemente disponibili, per diversi anni, non legati a un Paese o problematica in particolare. I fondi flessibili ci aiutano a salvare più vite e proteggere il futuro di più bambini". Quest'anno i fondi flessibili hanno permesso all'Unicef di fronteggiare velocemente le esigenze degli sfollati in Burkina Faso e Mali, due Paesi per i quali gli appelli di emergenza erano stati finanziati per meno di un quinto. L'appello 2019, da 3,92 miliardi di dollari – arrivato poi a 4,13 miliardi a metà anno – al primo novembre era stato finanziato per il 57%, compresi 761 milioni di dollari da donazioni pluriennali dell'anno precedente.

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