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Ungheria, sindaco mette al bando gay e musulmani: “Qui solo bianchi ed europei”

Fa discutere il provvedimento dell’estremista Laszlo Toroczkai, primo cittadino di Asotthalom: “Vorrei che l’Europa appartenga agli europei, l’Asia agli asiatici e l’Africa agli africani”.
A cura di Ida Artiaco
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Laszlo Toroczkai, sindaco di Asotthalom, Ungheria (Facebook).
Laszlo Toroczkai, sindaco di Asotthalom, Ungheria (Facebook).

Al bando gay e musulmani: è questa la decisione presa da Laszlo Toroczkai, sindaco di Asotthalom, paese di poco meno di duemila anime dell'Ungheria e al confine con la Serbia, che con una ordinanza ha vietato il velo islamico, la costruzione di moschee e la presenza di coppie omosessuali. Come ha dichiarato lo stesso primo cittadino all'inglese BBC, "qui siamo tutti bianchi, europei e cristiani, non vogliamo immigrati e omosessuali. Vogliamo mantenere la nostra tradizione. Vediamo che esistono in Europa occidentale vaste comunità di musulmani che si sono mostrate incapaci di integrarsi, e non vogliamo vivere la stessa esperienza qui… Vorrei che l'Europa appartenga agli europei, l'Asia agli asiatici e l'Africa agli africani".

Una politica, questa, che non solo fa discutere, ma che è contraria alle leggi ungheresi e alle stesse direttive del governo di maggioranza nazionalconservatore liberamente eletto nel 2014. Toroczkai, tuttavia, fa parte della direzione nazionale del partito ultranazionalista Jobbik, che punta a vincere le prossime consultazioni esecutive 2018, e le sue idee estremiste non sono una novità. Eppure, nel suo paese, sono appena due i cittadini islamici residenti, considerati per altro integrati e pacifici dal resto della popolazione.

"Avevamo paura delle masse di migranti che camminavano attraverso la nostra cittadina, ho passato lungo tempo chiusa a casa da sola con i miei figli, avevo paura", ha dichiarato ai microfoni della tv inglese una cittadina. Asotthalom visse la grande ondata migratoria del 2015, che convinse il governo centrale ad erigere barriere alle frontiere con la Serbia per fermare i flussi di profughi che seguivano la rotta balcanica. A incutere meno timore sono gay, ma anche per loro non c'è scampo nella cittadina ungherese.

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