Turchia, censura sulle indagini relative alla strage di Ankara

Dopo la strage di Ankara la magistratura turca ha imposto il divieto assoluto di pubblicazione di notizie sulle indagini. Il bando imposto dalla 6° Corte Penale di Ankara con la decisione n. 4048/2015 del 14 Ottobre 2015, vieta “ogni tipo di notizia, rapporto, critica e simili riguardo il contenuto del caso” fino alla conclusione delle indagini. Si tratta di un divieto che riguarda “ogni tipo di mezzo di comunicazione attivo su internet, scritto, visivo o sui social media”. Il quotidiano “Cumhuriyet” ha immediatamente sfidato il bando, dichiarando che non aveva alcuna base legale. “È altamente improbabile che un bando assoluto su tutte le notizie e commenti critici possa essere compatibile con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, senza voler considerare la stessa Costituzione Turca”, così il professor Aykan Erdemir della “Foundation for Defense of Democracies” di Washington. Erdemir – scrive il quotidiano Repubblica – ha fatto notare che il bavaglio alla stampa è stato imposto dopo che è stata rivelata l‘identità degli attentatori e i legami con l'Isis. “Per ora i cittadini turchi stanno sfidando questo divieto, e sono certo che continueranno con questa disobbedienza civile nei giorni nelle settimane prossimi”, ha detto.
L'Ordine degli avvocati di Ankara ha presentato appello contro il bando chiedendone la revoca. “Questo bando è nullo dal punto di vista legale e nessuno può essere legalmente obbligato a rispettarlo”, ha confermato l'avvocato Senem Doganoglu della Fondazione per i diritti umani. “Ovviamente, ci rendiamo conto della riservatezza in cui è necessario condurre le indagini, ma se il divieto comprende critiche e ‘ogni tipo di notizia', è chiaramente nullo”, ha spiegato ancora Doganoglu. L’avvocato – scrive ancora Repubblica – ha fatto notare anche un altro aspetto ancora più inquietante del divieto di divulgare notizie: “Il giorno successivo all'attentato, l'11 ottobre, un magistrato ha chiesto e ottenuto di limitare il diritto di accedere alle prove raccolte e alle informazioni agli stessi avvocati e alle parti civili. Come avvocati abbiamo saputo di questa ordinanza dalla stampa, non ci è stato nemmeno comunicato”. Gli avvocati hanno chiesto di avere accesso ai documenti degli inquirenti, ai rapporti della scientifica e alle autopsie delle vittime, ma le loro richieste sono state rigettate sulla base del bando.