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Turchia, aumentano ancora le sentenze per il tentato golpe del 2016: 337 condanne all’ergastolo

Sono 337 le nuove condanne all’ergastolo emesse da Ankara durante il maxi-processo per il tentato golpe avvenuto nel luglio del 2016 in Turchia. Sono stati centinaia i licenziamenti e gli arresti eseguiti, tanti da rendere lecita per l’opposizione l’idea che il golpe sia stato in realtà ideato dallo stesso Erdogan e che fosse un’operazione false flag per giustificare gli arresti e le limitazioni ulteriori delle libertà personali.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Aumentano le condanne dopo le prime sentenze emesse per il golpe fallito in  Turchia nel luglio del 2016. Già 121 condanne all'ergastolo erano state emesse dal tribunale di Ankara, 86 di queste con pena aggravata. Ora, a distanza di anni dal tentato golpe, arrivano ulteriori sentenze al termine di uno dei principali maxi-processi per il fallito colpo di stato turco, relativo alle azioni organizzate nella base aerea di Akinci che fu il quartier generale dei golpisti.

Sono almeno 337 le nuove condanne: tra queste ci sono decine di ex alti ufficiali e piloti di jet delle forze armate, accusati tra l'altro di aver bombardato il Parlamento e altre istituzioni simbolo. Altri 60 imputati sono stati condannati a pene minori, mentre 75 sono stati assolti. Nel mese di giugno, Ankara aveva condannato altre 121 persone per il reato di tentata violazione costituzionale. Tra i condannati anche l'ex colonnello Erkan Oktem che dovrà scontare la pena di 9 ergastoli anche per omicidio premeditato. Decine di migliaia di persone sono state arrestate e almeno 150mila epurate dalle pubbliche amministrazioni per sospetti legami con i golpisti.

Il tentato golpe

Era il 15 luglio del 2016 quando parte delle forze armate turche tentò di organizzare un colpo di stato per rovesciare il presidente Erdoğan. Il piano però non ebbe successo, sebbene nelle prime ore della sua messa in atto sembrasse destinato a concludersi con la fine del governo. Sono morte circa 250 persone durante gli scontri, ma appena tornato in Turchia, il presidente ha iniziato subito una severa repressione. Sono stati in diversi a sostenere che il colpo di stato sia in realtà stato orchestrato dallo stesso Erdoğan e che fosse un'operazione false flag per legittimare ulteriori restrizioni alle libertà civili e personali dei turchi e una serie di arresti per "ripulire" magistratura ed esercito. Decine di migliaia di persone sono state indagate e arrestate mentre migliaia di poliziotti, magistrati e alti funzionari dell'esercito sono stati licenziati o sospesi dal lavoro.

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