Trump si arrabbia con Putin per i negoziati fermi sull’Ucraina: “Sta giocando con il fuoco”

I negoziati tra Russia e Ucraina, a oltre quattro mesi dall'insediamento di Donald Trump negli Stati Uniti, non sembrano affatto vicini a una conclusione. Il conflitto armato continua, nonostante il tycoon repubblicano in campagna elettorale avesse garantito che sarebbe stato in grado di farlo finire nel giro di ventiquattr'ore. E così lo stesso Trump ha iniziato a mostrare segni di nervosismo anche nei confronti di Vladimir Putin, dopo che nelle scorse settimane aveva attaccato principalmente il presidente ucraino Zelensky: "Sta giocando con il fuoco", ha scritto in un breve post sul suo social di riferimento, Truth.
"Ciò che Vladimir Putin non realizza è che se non fosse per me, parecchie cose molto brutte sarebbero già successe alla Russia, e intendo dire MOLTO BRUTTE", ha scritto il presidente degli Stati Uniti. Al di là della minaccia velata, è vero che nei primi mesi del suo mandato Trump aveva mostrato un approccio ben più benevolo dei suoi predecessori nei confronti di Putin. L'apparente ‘sblocco' dei negoziati era arrivato quando il presidente americano aveva di fatto abbracciato la linea del russo sul conflitto, scaricando buona parte delle responsabilità sull'Ucraina. Dall'aggressione verbale a Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca, fino alla scelta di interrompere temporaneamente l'assistenza dell'intelligence Usa a Kiev: non erano mancati i segnali che gli Stati Uniti stavano scegliendo di non sostenere più gli ucraini come in passato.
Così, almeno a parole, dalla Russia era arrivata un'apertura. L'Unione europea era rimasta sostanzialmente tagliata fuori, mentre Trump dava l'idea di star gestendo personalmente la vicenda – anche tramite il suo inviato speciale Steve Witkoff – e di essere riuscito a scuotere la situazione, portando tutti al tavolo delle trattative. Da allora, però, non si sono visti molti passi avanti concreti. Ci sono stati incontri annunciati in pompa magna ma con poche ricadute pratiche, come quello in Turchia, e anche confronti diretti: l'ultima telefonata tra Trump e Putin risale a poco più di una settimana fa.
Nel frattempo però gli attacchi sono continuati. L'aiuto militare da parte dell'Ue ha visto un salto di qualità: come ha annunciato il cancelliere tedesco Merz, le armi a lunga gittata inviate all'Ucraina potranno essere usate anche per colpire il territorio russo, cosa che invece in passato l'Unione aveva espressamente vietato. E per gli Stati Uniti si è fatta largo un'idea: fare un passo indietro, tirarsi fuori dai negoziati (ammettendo di fatto il fallimento del loro ruolo di mediazione) e concentrarsi sulle questioni nazionali.
Al momento restano solo un'ipotesi i negoziati diretti tra Kiev e Mosca. Però è su questo che Trump ha detto di voler puntare, ottenendo anche il sostegno dell'Europa. Non si può sapere se le due cose siano collegate, ma negli scorsi giorni gli attacchi rivolti a Putin sono aumentati. Solo ieri ha detto che il leader russo "è impazzito" dopo una serie di nuovi raid russi in territorio ucraino. Resta da vedere che posizione assumeranno gli Usa nelle prossime settimane, e se una trattativa diretta avrà davvero il via.