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Thailandia, l’incubo monsoni per i ragazzi: “Chi è pronto, esce prima”. L’allenatore è debilitato

Continuano le operazioni di salvataggio dei 12 ragazzini nella grotta di Tham Luang. Le autorità locali: chi fisicamente sta meglio ed è più capace in acqua potrà essere portato in salvo prima rispetto agli altri. Ma paradossalmente chi sta peggio – sopratutto psicologicamente, per averli portati lì – è il loro allenatore, Aek.
A cura di Biagio Chiariello
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“Chi si sente pronto, esce prima degli altri”. I 12 ragazzini intrappolati da undici giorni nella grotta di Tham Luang, in Thailandia, insieme al loro allenatore, stamattina hanno iniziato a prendere lezioni di nuoto ed immersione. Smaltita la gioia di averli ritrovati tutti vivi, ora infatti bisogna capire come farli ritornare in superfice sani e salvi. E bisogna fare presto. Perché da lunedì sono previsti i monsoni, l’evento climatico più violento del pianeta. Una stima dei tempi necessari per il completamento dell’operazione non è stata fornita dai responsabili: i rischi sono ancora troppi, e i ragazzi non hanno ancora riacquistato completamente le forze. Secondo quanto trapela, il primo chilometro e mezzo della grotta è ora quasi asciutto, ma i successivi due chilometri rimangono sommersi in alcuni punti fino al soffitto. Coi soccorritori al lavoro per estrarre più acqua possibile, a preoccupare è proprio il previsto ritorno delle piogge.

Chi è pronto, esce prima

Ma quel che è certo, è che i ragazzi non usciranno per forza di cose insieme dalla grotta. Lo ha annunciato il governatore, Narongsak Osatanakorn, precisando, appunto, che “chi è pronto prima esce prima”. Ad ogni modo “l'acqua è ancora troppo alta. Il livello è sceso ma non abbastanza. E anche se non possiamo attendere una situazione perfetta senza acqua, per il recupero è ancora presto”, ha detto ai reporter. “Il mio Peerapat un po’ sa cavarsela” raccomanda un padre, Somboon Sompiangjai, 38 anni. “Mi fa male vederlo conciato così, spero esca presto”. Coi 12 ragazzini attualmente ci sono dieci incursori e due medici. Li nutrono, li rincuorano. Soprattutto per portati ad un livello di forma fisica e psicologica ideale per uno sforzo fisico che potrebbe essere provante.

L'allenatore è il più debilitato tra le persone nella grotta

Paradossalmente chi è messo peggio è l’allenatore, Ekapol ‘Aek’ Chantanong, 25 anni. Distrutto dal senso di colpa d’avere organizzato una gita che col senno di poi si è rivelata incosciente. Ha preferito dare le sue razioni ai ragazzi e lui ha bevuto solo l’acqua piovana che filtrava nella grotta. “È una gran persona — lo difendono molti genitori della scuola —, ha creato molto affiatamento nella squadra di calcio. E poi non è colpa sua: quando l’ha portata nelle grotte, non stava piovendo”. Nessuno (o pochi) ha polemizzato su Facebook per un incidente che forse si poteva evitare. In molti lo definiscono un coach carismatico. “Mio figlio stava col gruppo anche fino alle nove di sera — racconta il papà di Mongroi Boonpiam, 13 anni —. Andavano alle cascate, sconfinavano con le bici in Birmania. A me sembrava troppo piccolo per fare queste cose, e glielo dicevo. Ma non voleva saperne”.

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