Tampona anziana e viene fermato, Strangio latitante da mesi: “Scampò a strage di ‘ndrangheta a Duisburg”
Scampò per un caso fortuito alla strage di Duisburg, in Germania, nel giorno di Ferragosto del 2007, quando 6 persone furono uccise nell'ambito della faida di San Luca, una lotta tra fazioni della ‘ndrangheta iniziata il 10 febbraio del 1991 tra i clan dei Nirta-Strangio e la cosca dei Pelle-Vottari. A distanza di 16 anni è stato arrestato Antonio Strangio, 44enne latitante che lavorava come pizzaiolo in Germania. Nella strage di Duisburg morirono 6 persone che si trovavano nel ristorante "Da Bruno", dove l'uomo è rimasto fino al 2007.
Strangio è stato fermato 16 anni dopo la strage per un incidente stradale dalla dinamica decisamente banale. Il 44enne era irreperibile ormai da mesi dopo essere stato arrestato e sottoposto all'obbligo di presentazione alla caserma dei carabinieri di Locride. L'uomo si era infatti allontanato dal dicembre scorso. In attesa della Cassazione, dunque, ha fatto perdere le sue tracce e nel luglio scorso, dopo l'aggravamento della misura cautelare, era stato emesso un mandato di arresto europeo.
Tornato a Duisburg, aveva potuto nuovamente condurre una vita normale lavorando come corriere. La sua presenza era però stata segnalata alle autorità tedesche dai carabinieri di Reggio Calabria. L'uomo è stato quindi catturato dalla polizia dopo aver sbagliato una manovra e aver tamponato un'anziana a Baerl, un quartiere della città tedesca nei pressi del fiume Reno.
L'uomo scampò "solo per caso" alla tragedia e in Italia deve scontare una condanna a 5 anni di reclusione dopo essere stato arrestato dalla Polizia locale tedesca su mandato di arresto europeo. Strangio è accusato di traffico di stupefacenti. Secondo l'accusa. l'uomo sarebbe latitante dalla conclusione del processo "Pollino".
Il 44enne nel 2007 lavorava nel ristorante italiano di proprietà di Sebastiano Strangio, dove fu commessa la strage. Secondo gli inquirenti, i suoi legami di parentela lo avrebbero reso uno degli obiettivi degli assassini, ma si salvò perché aveva lasciato il ristorante prima di mezzanotte dopo aver concluso un turno di lavoro.
Nel corso delle indagini successive alla strage, nell'armadietto di Sebastiano Strangio, allora proprietario del locale e una delle sei vittime, fu trovato un fucile d'assalto di fabbricazione statunitense. Nell'armadietto di Antonio Strangio, invece, furono rinvenute 28 cartucce calibro 357 magnum.
Il nome di Strangio, inoltre, compare anche nell'informativa dell'inchiesta antimafia "Crimine", condotta dalla Dda di Reggio Calabria nel settembre del 2009. Il latitante, infatti, fu ripreso mentre, alla guida della sua auto, si recava a Polsi in occasione della festa della Madonna della montagna, giorno in cui le cosche più importanti di ‘ndrangheta tenevano tradizionalmente un "summit" nella località aspromontana.