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Suora licenziata senza giusta causa, giudici contro il Vaticano: “Dovete subito riassumerla”

Madre Marie Ferréol nella primavera di tre anni fa venne licenziata ingiustamente dalla comunità domenicana di Pontcallec, vicino a Vannes, dove aveva vissuto per 34 anni. I giudici hanno ordinato il suo reintegro.
A cura di Davide Falcioni
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Una suore francese licenziata senza giusta causa dovrà essere reintegrata al lavoro, riassunta e reinserita nell’ordine domenicano da cui era stata espulsa. A stabilirlo il tribunale civile di Lorient, che nei giorni scorsi ha emesso una sentenza riguardante madre Marie Ferréol (il cui nome civile è Sabine Baudin de la Valette), religiosa nella primavera di tre anni fa venne licenziata ingiustamente dalla comunità domenicana di Pontcallec, vicino a Vannes dove aveva vissuto per 34 anni.

La 58enne venne espulsa dal convento di notte in gran segreto e trasferita nell’abbazia di Solesmes per stare in "isolamento e penitenza", senza possibilità di comunicare con la famiglia. Le venne anche imposto di togliersi l’abito. L’ordine portava la firma della sua superiora, di due ispettori Vaticani e del cardinale canadese Marc Ouellet, che ancora presiedeva la Congregazione per i Vescovi (l’anno dopo avrebbe lasciato per sopraggiunti limiti di età).

Suor Marie aveva fatto ricorso in tribunale e i giudici le hanno dato ragione definendo "infame e vessatorio" il licenziamento subito dalla domenicana, espulsa "senza aver commesso alcun reato, sulla base di motivi che non sono stati accertati". La comunità delle Suore Domenicane dello Spirito Santo dovrà ora pagare alla religiosa 33.622 euro per il suo dovere di assistenza, "nonché in solido con il cardinale canadese Marc Ouellet e gli ispettori nominati dal Vaticano, Jean-Charles Nault, padre abate dell’abbazia di Saint-Wandrille, ed Emmanuelle Desjobert, madre badessa di Notre-Dame de Boulaur, la somma di 182.400 euro per i danni materiali e di 10.000 euro per i danni morali, per un totale di oltre 200.000 euro".

I giudici hanno motivato la sentenza con il fatto che "ogni persona ha il diritto di conoscere la natura precisa degli atti di cui è accusata prima che le venga notificata una sanzione".

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