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Studente cinese ironizza sul presidente Xi Jinping: condannato a 6 mesi di carcere

Luo Daiqing, uno studente di vent’anni, avrebbe twittato alcune immagini giudicate “indecenti” di “un leader nazionale” tra settembre e ottobre 2018. In quel periodo il ventenne studiava all’Università del Minnesota e – sostengono i giudici – ha pubblicato sul suo account oltre quaranta post “denigrando un leader nazionale con immagini indecenti”. Per questo è stato prelevato dalla polizia e condotto in carcere.
A cura di Davide Falcioni
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Uno studente cinese dell'Università del Minnesota è stato arrestato in Cina per aver pubblicato tweet critici nei confronti del governo di Pechino mentre risiedeva negli Stati Uniti per ragioni di studio. Nei confronti del ragazzo l'arresto è scattato non appena ha rimesso piede in in patria.

Luo Daiqing, questo il nome dello studente di vent'anni, secondo il Tribunale cinese che l'ha giudicato avrebbe twittato alcune immagini giudicate "indecenti" di "un leader nazionale" tra settembre e ottobre 2018. In quel periodo il ventenne studiava all'Università del Minnesota e – sostengono i giudici – ha pubblicato sul suo account oltre quaranta post "denigrando un leader nazionale con immagini indecenti". La condanna è arrivata il 5 novembre del 2019 ma l'arresto risale a diversi mesi prima. Luo Daiqing era tornato nella sua città natale Wuhan – nella Cina orientale – per un periodo di vacanza dopo il semestre primaverile negli Stati Uniti. La polizia l'ha prelevato nella sua casa e arrestato: la condanna definitiva a sei mesi di carcere è stata emessa a novembre 2019.

Ma cos'ha fatto Luo Daiqing di così grave da meritare il carcere? Secondo il quotidiano americano Axios il ventenne avrebbe pubblicato diversi tweet contenenti ritratti satirici del presidente cinese Xi Jinping, paragonandolo a personaggi dei cartoni animati come Lawrence Limburger e Winnie the Poo.

Le autorità cinesi sono state spesso accusate di aver represso la libertà di espressione anche dei propri cittadini residenti all'estero e sarebbero aumentate lo scorso anno le sanzioni nei confronti dei dissidenti che utilizzano internet per criticare il governo di Pechino: siti come Facebook, YouTube e Twitter sono severamente vietati nel paese.

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