Strage in Myanmar: bombe lanciate da un parapendio sui civili in festa, almeno 24 morti

Un raid aereo compiuto da un parapendio a motore dell’esercito birmano ha colpito lunedì sera una manifestazione pacifica nella regione centrale di Sagaing, provocando almeno 24 morti e 47 feriti. La folla, riunita per celebrare la festività del Thadingyut con una veglia a lume di candela, non aveva alcuna protezione contro l’attacco dall’alto.
L’operazione ha avuto luogo in pochi minuti: due ordigni sono stati sganciati sulla folla da un paramotore, uno dei mezzi leggeri che il regime militare sta sempre più impiegando nelle operazioni di repressione. Un testimone, membro delle Forze di Difesa Popolare (PDF), ha riferito che l’attacco è stato così improvviso da non lasciare il tempo di disperdere i manifestanti.
Le scene che hanno seguito l’attacco sono state definite "devastanti", con corpi irriconoscibili e resti umani sparsi sul luogo della celebrazione. Una delle organizzatrici dell’evento, che ha partecipato ai funerali il giorno dopo, ha raccontato di “bambini fatti a pezzi”, mentre i residenti cercavano ancora di raccogliere i resti delle vittime.

L’utilizzo di parapendii a motore per colpire civili non armati ha suscitato forti reazioni a livello internazionale. Amnesty International ha parlato di una “nuova frontiera della brutalità” da parte della giunta militare, sottolineando un preoccupante aumento di attacchi aerei contro obiettivi non militari.
L’episodio richiama, per modalità e sorpresa, l’attacco del 7 ottobre 2023, quando miliziani di Hamas utilizzarono deltaplani per infiltrarsi in Israele e colpire civili durante un festival. Anche in quel caso, la tecnologia leggera e la vulnerabilità delle vittime hanno reso l’aggressione particolarmente brutale e scioccante.
Un Paese in guerra dimenticata
Dal colpo di Stato militare del 2021, il Myanmar è precipitato in una guerra civile su vasta scala. La giunta, che ha rovesciato il governo democraticamente eletto di Aung San Suu Kyi, affronta la resistenza armata di milizie etniche e del movimento di opposizione organizzato nella cosiddetta Forza di Difesa Popolare (PDF).
Intere regioni, tra cui proprio la Sagaing, sono oggi fuori dal controllo governativo e amministrate da gruppi locali di resistenza. Le truppe regolari, tuttavia, stanno tentando di riconquistare terreno con una nuova offensiva caratterizzata da bombardamenti aerei intensivi e il ricorso a droni, forniti da alleati come Cina e Russia.
Con le elezioni previste per dicembre – considerate da molti una farsa orchestrata dal regime per legittimare il proprio potere – il conflitto interno appare destinato a intensificarsi. La popolazione civile, intrappolata tra repressione e resistenza, continua a pagare il prezzo più alto, in un conflitto che riceve poca attenzione internazionale ma che continua a generare vittime ogni giorno.