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“Sono stata stuprata durante il mio arresto in Israele”: parla una giornalista che ha preso parte alla Flotilla

Lo scorso settembre Anna Liedtke, giornalista tedesca, si trovava a bordo della Conscience diretta verso Gaza per rompere l’assedio israeliano. Ha denunciato di essere stata violentata da parte dell’Idf. A Fanpage.it spiega: “Ciò che mi è successo non è stato un incidente isolato”
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Anna Liedtke
Anna Liedtke

Lo scorso settembre Anna Liedtke, giornalista tedesca, si trovava a bordo della Conscience, imbarcazione della Freedom Flotilla Coalition diretta verso Gaza per rompere l'assedio illegale israeliano. Lei come tutte le altre persone a bordo della flotta sono state intercettate in acque internazionali e arrestate da Israele. La settimana scorso Liedtke ha denunciato pubblicamente di essere stata stuprata durante l'arresto. Fanpage.it l'ha raggiunta telefonicamente e intervistata.

Puoi presentarti?

Mi chiamo Anna Liedtke e ho 25 anni. Sono una giornalista tedesca e una studentessa universitaria. Sono un membro dell'organizzazione di giovani donne Zora, della quale sono anche la portavoce.

Cosa è successo lo scorso settembre?

L'autunno scorso mi sono unita all'imbarcazione che trasportava giornalisti e medici come parte della Freedom Flotilla Coalition, in navigazione verso Gaza per rompere l'assedio illegale israeliano. Il 30 settembre siamo salpati dall'Italia diretti a Gaza.

Potresti ricostruire gli eventi dalle intercettazioni illegali della "Conscience" fino al tuo arresto?

Nelle prime ore dell'8 ottobre, circa una settimana dopo la partenza, siamo stati intercettati in acque internazionali dalle IOF (Forze di Occupazione Israeliane). Sono arrivati con elicotteri e imbarcazioni militari e ci hanno portato al porto di Ashdod invece di lasciarci navigare verso Gaza. Accusati di "ingresso illegale in Israele", siamo stati portati in prigione, dove siamo rimasti per cinque giorni: prima nel carcere di Ketziot e poi nel centro di detenzione per la deportazione di Givon. Il nostro arresto si è basato su una violazione del diritto internazionale, che invece tutela e legalizza la nostra missione, a differenza del blocco, che impedisce a cibo, forniture umanitarie, medici internazionali e giornalisti di entrare a Gaza.

Quando è avvenuta la violenza sessuale? E da parte di chi?

La violenza sessuale è avvenuta durante il mio trasferimento dal carcere di Ktzi’ot al centro di detenzione di Givon. Sono stata costretta a subire perquisizioni integrali, alle quali ho opposto resistenza. Sono stata violentata da guardie carcerarie donne davanti a soldati pesantemente armati e mascherati che hanno continuato a umiliarmi. Purtroppo, non sono l'unica persona che ha partecipato alla missione della flottiglia ad aver subito tale violenza.

Sei attualmente assistita da avvocati?

Si, con loro stiamo decidendo come proseguire legalmente e come e chi denunciare.

Ricordi qualcosa di questi soldati? Qualsiasi dettaglio che possa essere utile a identificarli?

Non entrerò in ulteriori dettagli, poiché non è necessario dato che la violenza è così sistematica che i colpevoli non verranno mai identificati. Il sistema opera a questo livello di anonimato, dove si nascondono il più possibile. Israele insabbia e normalizza l'uso della violenza sessuale. Anche se i responsabili venissero identificati, Israele mostra i volti e i nomi degli stupratori sulla televisione di stato e li celebra come eroi nazionali, come è accaduto di recente. Rapporti ufficiali dimostrano che la violenza sessuale è commessa il più delle volte sotto ordini espliciti o con l'incoraggiamento implicito dei vertici civili e militari israeliani.

Credi che ciò che ti è accaduto faccia parte di una tattica sistematica che usa la violenza contro i corpi delle donne come arma di guerra?

Sì, ciò che mi è successo non è stato un incidente isolato. Non sono stata l'unico membro della flottiglia a essere sottoposta a tale violenza e, per i palestinesi, è una forma di tortura che vivono quotidianamente, in particolare in prigione. Ne sono colpiti tutti: uomini, donne e bambini. Questa forma di violenza riguarda la deumanizzazione, l'umiliazione e la dimostrazione di potere. È aumentata in frequenza e gravità come strategia bellica israeliana per dominare e distruggere il popolo palestinese. Le donne palestinesi in particolare subiscono violenza sistematica perché sono sia donne che palestinesi. Lo stupro è spesso usato come arma di guerra contro le donne, e questo è anche poco documentato tra le donne palestinesi a causa dello stigma e del trauma ad esso associati. Tuttavia, come ho detto prima, è lo Stato di Israele che dovrebbe vergognarsi del suo uso sistematico della violenza sessuale.

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