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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

“Siamo stati attaccati e minacciati da una banda armata”: la denuncia di una Ong italiana a Gaza

“Verso le 21:00, ora locale, siamo saliti in macchina, il collega, l’autista ed io, a duecento metri dall’ufficio OCHA ci hanno tagliato la strada degli uomini armati su una macchina, sono scese quattro persone con i mitra, ci hanno messo i fucili in testa, ci hanno minacciati e ci hanno chiesto di scendere dalla macchina. Subito dopo hanno preso la nostra macchina e sono scappati”, la testimonianza di Sami Abuomar a Fanpage.it.
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“Eravamo io e un altro cooperante internazionale a seguire una riunione nell'ufficio dell’OCHA (ndr. United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs) a Deir Al Balah, nella zona designata dall’esercito israeliano come umanitaria. Al termine della riunione, verso le 21:00 ora locale, siamo saliti in macchina, il collega, l'autista e io, a duecento metri dall’ufficio OCHA ci hanno tagliato la strada degli uomini armati su una macchina, sono scese quattro persone con i mitra, ci hanno messo i fucili in testa, ci hanno minacciati e ci hanno chiesto di scendere dalla macchina”: inizia così il racconto di Sami Abuomar, cooperante gazawi dell’Ong italiana ACS.

“Subito dopo – continua – hanno preso la nostra macchina e sono scappati. Noi non abbiamo avuto altra scelta che fuggire a piedi, non è stato facile, ci hanno minacciato di morte. Subito dopo abbiamo provato a indagare su dove avessero portato la nostra macchina, ci hanno detto di averla avvistata che andava verso la zona est, la zona rossa, dove stanno solo i militari israeliani. Noi li non possiamo arrivare o ci ammazzano”.

La macchina che trasportava i cooperanti apparteneva ad una Ong italiana che per motivi di sicurezza ha chiesto a Fanpage.it di rimanere anonima. Secondo fonti Onu, però, non si tratterebbe del primo caso di furto di macchine appartenenti a organizzazioni internazionali da parte di bande armate. Nei giorni scorsi sarebbero state rubate macchine appartenenti ad UNRWA, Action Contre la Faim, ed Emergency. Oggi avrebbero provato anche con quella di Medici Senza Frontiere.

“È impossibile fare indagini in questo momento da qui”, continua il cooperante gazawi, “viviamo in guerra totale, non esiste più la polizia, non esiste il ministero dell’interno, non c’è autorità, qui ci sono solo le bombe israeliane. È impossibile indagare su quanto avvenuto, nonostante sia stato gravissimo”.

Secondo Sami si tratterebbe di “bande armate che lavorano con l’esercito israeliano, le stesse che seminano il caos durante le distribuzioni di cibo, che rubano gli aiuti e terrorizzano i civili”.

Anche Meri Calvelli, cooperante di ACS, direttrice del Centro dedicato a Vittorio Arrigoni di Gaza e punto di riferimento per la cooperazione italiana dentro la Striscia, conferma che “non è la prima volta che succede qualcosa del genere, che le Ong vengano direttamente prese di mira da queste bande. Il problema è che adesso sono sempre più forti, sono stati armati e sono anche pagati per fare questa roba. Al nostro cooperante è andata bene che non gli hanno fatto niente”.

Intanto il calcolo delle vittime di oggi a Gaza sale a 89 persone, di cui 70 morte aspettando la distribuzione degli aiuti umanitari nel sud di Khan Younis. “Stamattina è successo quello che succede quasi sempre da quando è iniziata la distribuzione alimentare da parte di Ghf (ndr. Gaza Humanitarian Foundation). L’esercito israeliano ha iniziato a sparare e ferito almeno 300 persone, il numero dei morti è in continuo aumento. Tutto questo mentre aspettavano un pacco di farina. Gaza è diventata una trappola di morte”, conclude Sami.

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