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Segregata per 5 anni nel garage dalla coinquilina: “Costretta a mangiare detersivo”, l’orrore in Francia

La vittima, una donna di 45 anni, è riuscita a fuggire dopo anni di prigionia a Saint-Molf, nella regione della Loira. Arrestata una coppia: la sua ex coinquilina e il compagno. Secondo la procura, alla base della vicenda ci sarebbe un movente economico.
A cura di Biagio Chiariello
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immagine di repertorio
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Segregata in un garage per cinque lunghi anni, costretta a subire torture quotidiane e a vivere in condizioni disumane. È la storia agghiacciante che arriva da Saint-Molf, piccolo comune della Loira Atlantica, in Francia, dove una donna di 45 anni è stata liberata dopo anni di prigionia. A tenerla rinchiusa, secondo le indagini, sarebbero stati la sua ex coinquilina, un’assistente socio-sanitaria sessantenne, e il compagno di lei, un uomo di 82 anni.

La donna – chiamata “Juliette” dai media francesi per proteggerne l’identità – era scomparsa da tempo: l’ultima traccia amministrativa risaliva al 2022, anno del suo divorzio. Nessuno sapeva che, dietro le mura di una casa apparentemente ordinaria, viveva in una prigione di cemento.

La sera del 14 ottobre 2025, approfittando di un momento di distrazione dei suoi aguzzini, Juliette è riuscita a fuggire. Scalza, in stato di ipotermia e confusione, ha percorso a piedi un tratto di campagna fino a bussare alla finestra di un’abitazione vicina. Il proprietario, intuendo la gravità della situazione, ha immediatamente chiamato la polizia. Quando gli agenti sono arrivati, hanno trovato la donna denutrita, che pesava poco più di 50 chili, con evidenti segni di maltrattamenti. È stata subito ricoverata in ospedale e, una volta al sicuro, ha raccontato la sua incredibile storia.

Secondo il racconto fornito agli inquirenti, tutto era iniziato anni prima, quando aveva deciso di condividere l’appartamento con la futura aguzzina per dividere le spese. Con l’arrivo del compagno di lei, la convivenza si è trasformata in un incubo. La donna è stata prima costretta a dormire in una tenda in giardino, poi chiusa a chiave nel garage.

Le perquisizioni dei gendarmi di Saint-Nazaire hanno confermato il suo racconto. L’ingresso del garage era sigillato dall’esterno con blocchi di cemento e la stanza, sporca e maleodorante, era priva di riscaldamento e acqua. Non c’era un letto, solo una sedia a sdraio su cui Juliette era costretta a dormire. Per i bisogni doveva servirsi di sacchetti di plastica e di un piccolo recipiente, mentre come cibo riceveva porridge mescolato a detersivo per piatti.

La coppia avrebbe inoltre preso il controllo dei suoi beni, appropriandosi dei suoi risparmi e gestendo i movimenti bancari a suo nome. Gli investigatori hanno infatti riscontrato trasferimenti di denaro dai conti della vittima a quelli dei due sospettati durante gli anni della prigionia.

Il procuratore di Nantes, Antoine Leroy, ha confermato che i due indagati "hanno ammesso parzialmente i fatti", pur cercando di minimizzarli. L’inchiesta procede con le accuse di sequestro di persona con tortura o atti di barbarie, abuso fraudolento dello stato di soggezione psicologica e fisica e sfruttamento della debolezza di una persona vulnerabile.

L’uomo, 82 anni, è stato posto sotto sorveglianza giudiziaria, mentre la compagna sessantenne si trova in custodia cautelare. Secondo la procura, alla base della vicenda ci sarebbe un chiaro movente economico: la coppia avrebbe ridotto Juliette in schiavitù per impossessarsi della sua casa e dei suoi beni.

Resta però da capire come sia stato possibile che, per cinque anni, nessuno nel quartiere abbia notato nulla. La casa non destava sospetti e la vittima, raccontano gli inquirenti, in rare occasioni riusciva a uscire dal garage e vagava all’aperto, anche sotto la pioggia, senza che nessuno immaginasse la sua condizione di prigionia.

"Molti punti restano ancora oscuri", ha dichiarato il procuratore Leroy. "Dobbiamo ricostruire come si sia instaurato questo meccanismo di sottomissione e perché nessuno si sia accorto della tragedia che si consumava in quella casa".

Un dramma silenzioso, durato anni, che ha lasciato sgomenti persino gli investigatori. E che oggi, con la liberazione di Juliette, restituisce alla vittima la libertà, ma anche una lunga strada di guarigione da un inferno durato troppo a lungo.

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