Scomparsa in Thailandia, arrestata in Georgia: la 18enne Bella fermata con 14 kg di cannabis e hashish

È stata arrestata a 18 anni in Georgia, a oltre 4.000 chilometri di distanza dalla sua scomparsa in Thailandia. Quello di Bella May Culley è un caso che si infittisce giorno dopo giorno. La ragazza, di nazionalità britannica, è stata fermata a Tbilisi con l’accusa di aver acquistato, detenuto e importato illegalmente un’ingente quantità di sostanze stupefacenti. L’arresto è seguito al sequestro, all’aeroporto della capitale georgiana, di "34 pacchetti sigillati ermeticamente contenenti marijuana e oltre 20 pacchetti di hashish".
Durante un’udienza preliminare svoltasi questa settimana, la 18enne ha dichiarato di essere incinta. Il suo avvocato ha spiegato che le forze dell’ordine stanno cercando di ricostruire l’origine del carico di droga e di capire se la ragazza avesse l’intenzione di consegnarlo a terzi.
Ora Culley rischia una condanna che potrebbe arrivare all’ergastolo, da scontare nel temuto carcere numero 5 della Georgia, noto per le condizioni estremamente dure.
Chi è Bella May Culley
Bella è originaria di Billingham, nella contea di Durham, e coltivava il sogno di diventare infermiera, avendo appena terminato un corso preparatorio presso il Middlesbrough College.
Lo scorso mese è partita insieme a un’amica per una vacanza nelle Filippine, prima di intraprendere un viaggio in solitaria in Thailandia il 3 maggio, dove avrebbe dovuto incontrare degli amici conosciuti durante una precedente vacanza.
Le foto che ha pubblicato sui social raccontano una vacanza da turista: momenti di snorkeling, kayak e relax. Ad un certo punto però il viaggio sembra aver preso una piega meno innocente.
I segnali sospetti durante il viaggio
In uno scatto, Bella mostra grosse banconote legate da un elastico di seta, accompagnate dalla didascalia: "Niente fa male quando sono con teeeeee". In un altro post, in bikini, accenna a un’immagine da Bonnie e Clyde: "Bionda o mora? E se ci mettessimo a fare attività criminali fianco a fianco, facendo grosse cifre e scappando sui balconi di tutto il mondo? Non mi importa se siamo in fuga, basta che sia accanto a te".
Il 10 maggio la ragazza ha perso i contatti con i genitori. La madre, Lynne Kennedy, ha raccontato a Teesside Live: "L’ultimo messaggio che ho ricevuto da lei è stato sabato alle 17:30, diceva che mi avrebbe fatto una videochiamata più tardi. Da allora non abbiamo più sue notizie".
Lynne ha aggiunto al The Sun che il padre di Bella vive in Vietnam e che la ragazza amava viaggiare, apprezzando esperienze turistiche come la liberazione delle tartarughe. "Non volevo davvero che andasse in Thailandia — ha detto — La supplicavo di tornare a casa, perché non mi fidavo di alcuni ragazzi che aveva incontrato lì. Ma lei voleva vedere degli amici conosciuti in un viaggio precedente, anche se non so chi fossero".

L’arresto in Georgia e le ipotesi della famiglia
Dopo la scomparsa, Bella è riapparsa a migliaia di chilometri di distanza, all’aeroporto internazionale di Tbilisi, dove è stata fermata con 13 chili di cannabis. Non è chiaro cosa l’abbia spinta a deviare così radicalmente il suo percorso rispetto alla destinazione originale.
Il nonno, William Culley, ha ipotizzato che la nipote possa essere stata sfruttata da qualcuno: "Non è una ragazza stupida, è intelligente. Perché avrebbe fatto una cosa del genere? Forse qualcuno le ha mostrato soldi facili. Non sappiamo cosa sia successo finché non parleremo con lei. Deve essere terrorizzata", ha detto in un’intervista al Mirror.
Il procuratore ha chiesto 55 giorni per raccogliere tutte le prove prima di procedere con il processo. L’avvocato di Bella, Ia Todua, ha dichiarato: "Le autorità stanno conducendo una serie di indagini per determinare la provenienza della droga e se la mia assistita avesse intenzione di consegnarla a qualcun altro. Il suo telefono è stato confiscato".

Le indagini e il rischio di condanna
Se condannata, Bella rischia fino a 20 anni di reclusione, pena massima prevista in Georgia, da scontare nel carcere femminile numero 5 del Paese, noto per la sua severità.
Questa struttura è spesso al centro di polemiche per il trattamento riservato ai detenuti. Un rapporto dell’ombudsman (difensore civico) georgiano ha denunciato come, all’arrivo, i prigionieri vengano ispezionati completamente nudi e costretti ad accucciarsi, una pratica considerata umiliante, soprattutto durante il ciclo mestruale.
Un’indagine di Human Rights Watch ha evidenziato come le carceri georgiane siano gravemente sovraffollate, mettendo a rischio la sicurezza dei detenuti. Anche il Comitato europeo per la prevenzione della tortura ha definito le condizioni di una struttura vicina come "degradanti", "inumane" e "un affronto a una società civile".