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Russia, giornalista si dà fuoco per protesta: “Mia morte è responsabilità della Federazione russa”

La giornalista russa Irina Slavina, direttrice di un piccolo sito web d’informazione, si è data fuoco su una panchina, davanti a un ufficio del ministero degli Esteri. Un suicidio avvenuto per protesta contro la Russia di Vladimir Putin: “La responsabilità della mia morte è della Federazione russa”, aveva scritto su Facebook prima del gesto estremo.
A cura di Stefano Rizzuti
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Irina Slavina, direttrice di un piccolo sito web d’informazione – Koza Press – si è data fuoco ieri a Nizhniy Novgorod. Succede in Russia, dove la giornalista si è suicidata dopo aver scritto che la “responsabilità” per la sua morte è della “Federazione russa”, attraverso un post su Facebook. Una vicenda che preoccupa molto per la situazione della stampa in Russia. Slavina si è data fuoco di fronte a un ufficio del ministero degli Esteri, con alcune immagini che mostrano come la donna si sia data fuoco quando stava seduta su una panchina, con una sola persona che ha provato invano ad aiutarla. Ma la giornalista ha più volte rifiutato l’aiuto dell’uomo che ha cercato di spegnere le fiamme.

L'irruzione in casa della giornalista

Secondo quanto racconta la Bbc, la giornalista aveva dichiarato che la polizia aveva fatto un’irruzione all’interno della sua abitazione per cercare del materiale collegato al gruppo pro-democratico Open Russia, fondato dall’ex uomo di affari e oppositore del presidente russo Vladimir Putin, Mikhail Khodorkovsky.  Alla giornalista era stato sequestrato il computer. Il Comitato investigativo, però, aveva negato che ci fosse una correlazione tra la morte di Slavina e la perquisizione avvenuta negli scorsi giorni, ritenendo invece la giornalista fosse solo una testimone del caso: “Né una sospettata, né un’accusata”.

Saviano: Putin criminale politico spietato

Lo scrittore Roberto Saviano ha commentato la vicenda in un post su Facebook, pubblicando inoltre il video della donna che si dà fuoco: "Pubblico questo video con molto, moltissimo dolore. Ma sento forte il dovere della testimonianza. Irina Slavina, giornalista russa, si è uccisa dandosi fuoco davanti al commissariato di polizia di Nižnij Novgorod, città dove viveva. Prima di farlo, ha postato su Facebook questa frase: “Date la responsabilità alla Federazione Russa per la mia morte”. Irina dirigeva un sito web, Koza Press, in cui pubblicava articoli investigativi sul Servizio Federale di Sicurezza, i servizi segreti russi. Giovedì scorso aveva vissuto l’ennesima perquisizione della polizia a casa: cercavano prove, elementi per delegittimarla. "Ho perso il lavoro tre volte perché ho ficcato troppo il naso”, aveva dichiarato nel settembre scorso. Era rimasta l’unica firma di Koza.Press, gestiva da sola il suo giornale. Vladimir Putin rimane il criminale politico più spietato contro l’informazione libera. Perseguitando, arrestando, avvelenando qualunque dissidente ottenga ascolto. Come Jan Palach nel 1969, che si diede fuoco davanti ai carri armati sovietici che invasero Praga, come Quang Duc nel 1963 a Saigon, che si diede fuoco contro il regime di Diem, Irina ha deciso di immolarsi contro la Russia di Putin”.

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