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Ristoranti chiusi e zero cibo, i topi di New York si mangiano tra di loro nei giorni del Covid 19

Anche i roditori devono far fronte all’emergenza Coronavirus. In particolare nella Grande Mela ne stanno morendo tantissimi: non per il contagio diretto, ma per i danni collaterali che la pandemia ha provocato. A spiegarlo è l’NBC, che racconta di come i topi siano costretti al cannibalismo in questi giorni difficili. E il rischio è quello di andare incontro nel lungo termine ad una nuova e più forte razza di ratti.
A cura di Biagio Chiariello
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Tempi duri anche per i topi negli Stati Uniti (e specialmente a New York City) nei giorni del coronavirus. Mentre milioni di americani sono costretti a stare in casa (come nel resto del mondo) nel rispetto delle misure di contenimento del virus che ha causato oltre 21.000 vittime negli USA, molte aziende – compresi ristoranti e negozi di alimentari – hanno chiuso o limitato le operazioni, tagliando le principali fonti di cibo dei roditori. E così, sulle strade deserte di tutto il Paese, i topi sono costretti a terribili modalità di sopravvivenza.

Cannibalismo, la ‘soluzione' dei ratti al Coronavirus

“Un ristorante all’improvviso chiude, cosa che è successa a migliaia non solo a New York ma da costa a costa degli Stati Uniti e in tutto il mondo – spiega il rodentologo Bobby Corrigan alla Nbc News – e quei ratti che vivevano vicino a quel ristorante e che per decenni dipendevano da quel locale, beh, ora ‘la vita’ non lavora più per loro e hanno solo un paio di scelte”. È probabile, secondo Corrigan, che i topi si rivolgano al “cannibalismo e all’infanticidio” per sopravvivere.

Topi più forti e più aggressivi in futuro?

Anche Michael H. Parsons, studioso di scienze biologiche della Fordham University, condivide questo scenario. Tra le ipotesi avanzate dall'esperto c'è anche quella che vede la popolazione dei topi drasticamente ridotta nei prossimi mesi. Ma il rischio è pure quello di andare incontro nel lungo termine ad una nuova e più forte razza di ratti. “I ratti si rivoltano l’uno contro l’altro, si stanno letteralmente uccidendo l’un l’altro”, spiega Parsons ad Inside. Il problema per lo studioso è che “non appena troveranno nuovo cibo, cosa che indiscutibilmente faranno, invece di avere topi di ‘basso livello’ che cercano di entrare nelle nostro residenze, ne avremo di più intelligenti, più resistenti”. Della serie ciò che non ti distrugge, ti fortifica. “Potremmo avere a disposizione  ratti più resistenti in una seconda ondata di pandemia. Saranno più pronti di noi?”, si chiede Parsons.

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