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Raghat, la bimba di 5 anni uccisa in Siria dalle bombe russe contro l’Isis

La piccolina è morta a causa di un bombardamento russo a Idlib, in Siria, al confine con la Turchia, insieme al nonno e a un cugino, che hanno provato a farle scudo coi loro corpi. Era tornata nel Paese per far visita ai parenti, sarebbero dovuta andare via il giorno dopo.
A cura di Biagio Chiariello
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Quella della piccola Raghat è una storia che purtroppo riporta alla mente il dramma di Aylan, il bimbo curdo trovato morto sulla spiaggia di Bodrum in Turchia mentre tentava di fuggire con la sua famiglia dalla guerra. Lei ha 5 anni ed è rimasta uccisa a ottobre durante un raid russo nei pressi di Idlib, in Siria, al confine con la Turchia, insieme al nonno e a un cugino. E’ stato il Guardian a diffondere la sua tragica storia. L’autorevole quotidiano inglese ha contattato la madre, Suheer, che ha mostrato le foto della figlioletta sorridente e felice. La 28 enne tra le lacrime ha spiegato che la bambina non avrebbe dovuto essere lì a Idlib. La mamma l’aveva portata nella città di Habeet, vicino Idlib, a visitare i parenti per qualche giorno. Sarebbero infatti dovuti tornare a casa il giorno dopo il bombardamento russo.

Raghat è stata rinvenuta ancora viva tra le braccia del cugino Ahmad, che ha provato a farle scudo e a proteggerla dalle macerie. Anche il nonno è morto nel raid. La piccola è stata subita trasporta su una moto in ospedale. Ma durante il tragitto è deceduta a causa delle ferite. La notizia della morta di Raghat è stata divulgata dal Guardian dietro la garanzia di non citare il cognome della famiglia falcidiata. La conferma è stata poi fornita da un gruppo di attivisti che avrebbe anche le strazianti immagini del corpicino della bimba.

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“Quelli dell’Isis non sono certo buoni ma sembrano essere davvero gli unici a voler combattere contro Bashar al Assad”, ha detto Ali, zio della bambina, combattente nell’Esercito siriano libero, in lotta contro il regime. Ali, si è salvato perché non era a casa quando l’ordigno è esploso, ammonisce: “Qui non c’è ancora lo Stato Islamico ma non tarderà ad arrivare”, sottolineando come la disperazione fomenti il terrorismo. “Chiunque in famiglia abbia avuto una perdita ha sete di vendetta e l’Isis si propone come soluzione” asserisce.

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