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Guerra in Ucraina

Putin attaccato dal suo ideologo dopo Kherson: “Il sovrano che fallisce deve pagare con la vita”

Il filosofo ultra nazionalista Alexander Dugin ha attaccato il presidente russo Putin dopo la ritirata da Kherson in un post poi rimosso su Telegram: “Se non ci salva, il suo destino è quello del Re della pioggia”. Intanto, Zelensky promette: “Ora libereremo anche il Donbass”.
A cura di Ida Artiaco
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"In autocrazia si danno al sovrano pieni poteri in caso di successo, ma anche totale responsabilità in caso di fallimento". A scrivere queste dure parole è Alexander Dugin, filososo ultra nazionalista russo e ideologo vicino a Putin, che in un lungo post su Telegram – poi rimosso – si è scagliato proprio contro lo zar dopo la ritirata russa da Kherson, che ha segnato un importante successo per l'Ucraina.

Il leader del Cremlino è così sempre più isolato e attaccato anche dai suoi fedelissimi. "Una città russa, capitale di una regione, si è arresa, è stata consegnata e ora i russi piangono e soffrono", ha scritto Dugin. In un’autocrazia, ha continuato il filosofo, si dà "al sovrano pienezza assoluta dei poteri per salvarci tutti: quindi pieni poteri in caso di successo”, ma anche totalità delle responsabilità in caso di fallimento".

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Dugin, che ha perso la figlia Darya in un attentato a Mosca lo scorso agosto, ha precisato che le sue parole non erano rivolte a Surovikin, capo delle operazioni militari in Ucraina. "Il colpo non è diretto a lui. È un colpo per voi-sapete-chi", ha precisato aggiungendo che se chi è al potere "per farlo si circonda di schifezze o sputa sulla giustizia sociale, è spiacevole, ma è giustificato per salvarci".

Al contrario, "se non ci salva, il suo destino è quello del Re della pioggia", ossia di essere ucciso. Il riferimento di Dugin è a un saggio dell'antropologo e storico delle religioni scozzese James Frazer in cui un re viene ucciso per non essere riuscito a portare la pioggia durante un periodo di siccità.

Lo stesso Dugin ha poi smentito il post, dopo averlo rimosso da Telegram. "L'Occidente ha iniziato a insinuare che dopo la resa a Kherson, io e i patrioti russi ci siamo rivoltati contro Putin e avremmo chiesto le sue dimissioni – ha fatto sapere sempre sui social -. Questa accusa è venuta fuori dal nulla. È ovvio che nessuno ci crederà. Ma giusto per essere sicuri: nessuno ha voltato le spalle a Putin, sia io che tutti gli altri patrioti russi lo supportiamo incondizionatamente. Il dolore per la perdita di Kherson è una cosa, l'atteggiamento verso il comandante in capo è un'altra".

Quanto successo a Kherson rappresenta un momento cruciale della guerra in Ucraina. E per Putin e le sue truppe probabilmente la parte difficile deve ancora venire.

Secondo il presidente Zelensky i suoi concittadini non si fermeranno dopo la liberazione della città: "Non dimentichiamo nessuno, non lasceremo nessuno indietro. Sarà lo stesso (la gioia per la liberazione a Kherson, ndr) a Henicesk e Melitopol. Verremo in tutte le nostre città e villaggi del Donbass. Vedremo sicuramente le forze ucraine incontrare le bandiere ucraine in Crimea, che tengono lì, e ce ne saranno centinaia per le strade il giorno della liberazione", ha scritto su Telegram.

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