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Polonia, aiuta una donna ad abortire: condannata l’attivista Justyna Wydrzynska

L’attivista per l’aborto Justyna Wydrzynska è stata condannata a 8 mesi di lavori socialmente utili in Polonia. Rischiava tre anni di carcere per aver aiutato una donna ad abortire.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Justyna Wydrzynska
Justyna Wydrzynska

L'attivista polacca Justyna Wydrzynska è stata condannata a 8 mesi di lavori socialmente utili per aver aiutato una donna ad abortire. Per aver dato una mano alla giovane rischiava tre anni di carcere. D'ora in poi avrà la fedina penale "sporca" per aver aiutato Ania a procurarsi la pillola di nascosto dal marito violento e oppressivo.

Ormai 17 anni fa, Wydrzynska si era ritrovata in una situazione analoga. Già madre di tre figli e moglie di un uomo violento, aveva deciso di ricorrere all'interruzione di gravidanza quando era rimasta di nuovo incinta. "I miei figli erano terrorizzati dal padre" ha raccontato in un'intervista al quotidiano La Repubblica. L'attivista riuscì a procurarsi la pillola abortiva e fondò più tari Abortion Dream Team per aiutare le altre donne ad andare all'estero o a procurarsi il farmaco.

Tra queste, anche Ania, giovane che viveva una situazione molto simile alla sua. Il marito controllava le sue e-mail, il telefono ed era ossessivo e violento. Quando aveva capito che non voleva portare avanti la gravidanza, aveva minacciato di denunciarla per rapimento se, per abortire all'estero, avesse portato l'altro figlio di due anni con sé. Per aiutarla, Justyna le aveva spedito la pillola abortiva per posta.

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"So che quell'uomo la perseguitava e che la soffocava – ha spiegato ancora l'attivista nell'intervista con il quotidiano -. So cosa vuol dire quando un uomo ti controlla così. Conosco l'effetto che ha sulle donne, so che per loro è difficile anche solo parlarne. Quando quell'uomo ha capito che sua moglie stava ricevendo aiuto, l'ha denunciata. Lei è tornata a casa e si è trovata tre agenti che le urlavano contro. Lì c'era anche suo figlio di 2 anni, non voleva che lo spaventassero, così ha consegnato la pillola che le avevo inviato per posta. Sul pacco non c'era il mio indirizzo, ma all'interno avevo inserito il mio numero di telefono e mi hanno denunciata. Preferisco sia andata così: sono un'attivista, so come proteggermi".

Amnesty International e Human Rights Watch avevano chiesto al ministero della Giustizia polacco di cancellare il processo e di far cadere le accuse conro Wydrzynska. "Trascinare u'attivista dei diritti civili in tribunale con l'accusa di aiutare una vittima di violenze domestiche dimostra quanto il governo polacco sia disposto a spingersi nella sua crociata contro le donne" aveva detto a tal proposito Hillary Margolis, attivista di Human Rights Watch.

Dopo la condanna di oggi, le associazioni a protezione delle donne hanno espresso "grande dispiacere per il processo e per la sentenza emessa nei confronti di una persona che ha dimostrato empatia e compassione verso un altro essere umano".

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