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Opinioni
Guerra in Ucraina

Perché l’invasione della Russia in Ucraina sarebbe il suicidio di Putin (e infatti non accadrà)

Nessuno crede che Putin marcerà su Kiev, ma tutti in Occidente hanno interesse ad agitare lo spauracchio. Un’analisi delle forze in campo, dei costi dell’invasione e del consenso bastano però per smontare ogni paura di guerra.
A cura di Fulvio Scaglione
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Sono mesi, ormai, che non si parla d’altro: la prossima invasione della Russia ai danni dell’Ucraina. Non c’è giornale anglosassone che non abbia pubblicato una cartina con le freccette a indicare le strade che saranno percorse dai reparti del Cremlino. Non c’è giornale latino che non abbia scritto un reportage strappalacrime sugli ucraini che si struggono aspettando l’invasore. Non passa giorno senza che il New York Times, che cita sempre e solo fonti anonime (comodo, eh?), non annunci che i servizi segreti Usa lo sanno per certo, la Russia attaccherà. C’è anche chi si è spinto a prevedere la data d’inizio della guerra, calcolando che con i terreni ghiacciati i carri armati si muovono meglio, e forse dimenticando che dopo i fanghi di primavera arriva l’asciutto dell’estate. Fino alle uscite davvero esilaranti, tipo quella dell’agenzia Bloomberg che, citando fonti diplomatiche cinesi (anche queste anonime, mica male) ha scritto che Xi Jinping avrebbe chiesto a Putin di fargli il favore di non invadere durante le Olimpiadi invernali di Pechino.

Vogliamo dirci, per una volta, ciò che sanno tutti ma proprio tutti? E cioè che questa storia dell’invasione russa è una grande grande bufala? Una bufala non priva di senso, ovvio. È dal 2014 che Russia e Ucraina, in un modo o nell’altro, sono in guerra. Agli americani, poi, conviene promuovere la storia dell’invasione. Intanto, raccontando al mondo che i russi voglio attaccare, demonizzano l’avversario, cosa che non va mai male. E quando sarà chiaro che l’invasione non c’è, potranno sempre dire di averla sventata con la loro ferma opposizione. Comunque vada, vincono la battaglia della propaganda. Ma sempre bufala è. E qui di seguito provo a mettere in fila tutte le assai evidenti ragioni per giudicarla tale.

Le forze

Si parla tanto delle truppe che i russi avrebbero accumulato presso il confine con l’Ucraina. Intanto, quel “presso” vuol dire circa 300 chilometri, ovvero 6-7 ore di marcia per la velocità media dei carri armati russi, non proprio una guerra lampo sotto l’occhio dei satelliti Usa. Ma non importa. I più pessimisti parlano di 100-130 mila soldati. Ma due settimane fa, Oleksy Danilov, segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e di difesa dell’Ucraina, ha detto di non essere troppo preoccupato perché per un’invasione ci vorrebbero “quattro o cinque volte più truppe”. È chiaro che le forze armate della Russia sono molto superiori a quelle dell’Ucraina. Per restare ai soldati, più di un milione di uomini per la Russia contro 260 mila per l’Ucraina (comunque uno degli eserciti più grandi d’Europa). Ma gli ucraini combatterebbero in casa, per la patria, per difendere case e famiglie, i russi no. Inoltre, le forze armate ucraine negli ultimi anni sono state rifornite di armi da quasi tutti i molti Paesi che diffidano della Russia (gli Usa per primi, ovviamente), hanno fruito delle “lezioni” di istruttori militari inglesi e americani, e sono affiancate da una milizia territoriale forte di 130 mila uomini.

Le dimensioni

Chi parla di invasione forse non ha idea di quanto sia grande l’Ucraina. Due volte l’Italia, con 45 milioni di abitanti. Occupare un Paese di quelle dimensioni, contro forze ostili come quelle descritte sopra, è di fatto impossibile. Le lezioni subite dagli anglo-americani in Iraq e da mezzo mondo in Afghanistan sono state già dimenticate? Altro argomento: già nel 2015, un anno dopo la riannessione, il costo della Crimea per la Russia era valutato in circa 8 miliardi di dollari. Spese che sono ovviamente cresciute, da allora. Quel che pochi sanno, però, è che il Governo russo, proprio per affrontare le “spese da Crimea”, ha dovuto attingere alla quota di contributi pensionistici (6% sul 16% totale) che i datori di lavoro versano a fondi privati. Nell’onda di entusiasmo nazionalistico di allora nessuno ci fece troppo caso ma in seguito quel “prelievo”, accoppiato alla riforma delle pensioni del 2018 (si va in pensione 5 anni più tardi), ha generato un’insoddisfazione che ha mandato segnali precisi verso il Cremlino. In conclusione, la Russia, che ha un Pil più o meno pari a quello dell’Italia, non avrebbe i quattrini per permettersi di invadere e occupare (altrimenti perché invadere?) l’Ucraina. Il tutto senza nemmeno contare le spese militari e, soprattutto, i, prezzo che la Russia dovrebbe pagare per la reazione internazionale: sanzioni, difficoltà sui mercati, fuga dei capitali dal Paese che già nel 2021 ha fatto segnare la cifra record di 72 miliardi di dollari.

I russi

È assai curioso che si parli così spesso dell’invasione prossima ventura senza mai considerare il parere dei russi. Tutti i sondaggi più credibili confermano che i russi, pur convinti che la colpa sia in gran parte degli americani, la guerra non la vogliono, men che meno in quell’Ucraina che, quando va bene, considerano un Paese fratello e quando va male una dependance della Russia. Il tutto in una situazione sociale che, come dicevo sopra, è di generale insoddisfazione. Il 2021 è stato segnato da un netto aumento del costo della vita (automobili più 20%, affitti intorno a un più 30%, generi alimentari più 10%) e, se guardiamo più in prospettiva, notiamo che la popolarità di Putin è calata, il gradimento di Russia Unita, il partito “presidenziale”, è precipitato e alle ultime elezioni politiche sono state fatte acrobazie incredibili per conservargli la maggioranza assoluta. È facile immaginare che cosa succederebbe nel momento in cui cominciassero a tornare in Russia le bare dei soldati morti per invadere l’Ucraina. Sarebbe la fine politica di Vladimir Putin e dell’intero sistema di potere che intorno a lui si è consolidato.

Putin, appunto. Del leader russo si è detto e si dice di tutto. Nessuno, però, ha mai detto che sia scemo. Perché, quindi, dovrebbe lanciarsi in un’impresa di cui non si vedono i vantaggi e da cui, in sostanza, avrebbe solo da perdere? Molti rispondono: troppo razionale, le guerre scoppiano anche per una decisione sbagliata, una scelta improvvisa, addirittura un caso. Sì, nei secoli scorsi. Ma non siamo più ai tempi di Francesco Ferdinando e dell’attentato di Sarajevo che fece partire la prima guerra mondiale. Quante guerre, negli ultimi decenni, sono scoppiate per caso? E quella tra Russia e Ucraina (ovvero, Russia contro Occidente), nel cuore dell’Europa, non sarebbe una guerricciola da poco.

Tutto questo non vuol dire che non possa succedere qualcosa, o molto, di brutto. I russi hanno fatto agli americani precise richieste, per prima quella che l’Ucraina non entri mai nella Nato. Se gli Usa rifiutassero, come tutto fa pensare, la Russia potrebbe installare i suoi missili in Venezuela o a Cuba, minacciando direttamente il territorio americano. Oppure, potrebbero decidere di ripetere ciò che fece nel 2008 con la Georgia: dare una lezione senza invadere, magari bombardando qualche installazione o infrastruttura importante dell’Ucraina, contando su una blanda reazione americana. Ma intanto i colloqui proseguono, già si parla di un nuovo incontro tra Biden e Putin. Annunciare il peggio a prescindere forse fa vendere i giornali e alzare l’audience, ma non è detto che aiuti a capire la realtà.

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