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Guerra in Ucraina

Perché l’accordo sul grano tra Russia e Ucraina è una buona notizia secondo l’Ispi

L’intervista di Fanpage.it a Davide Tentori, ricercatore presso l’Osservatorio Geoeconomia di Ispi sull’accordo sull’export del grano tra Russia e Ucraina: “Intesa importante per la crisi alimentare globale. È segnale che lascia trasparire un certo ottimismo anche per l’evoluzione della guerra”.
A cura di Ida Artiaco
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Manca poco alla firma dell'accordo sull'export del grano tra Russia e Ucraina. Una intesa, raggiunta a Istanbul, in Turchia, che segna un momento importante della politica internazionale e che potrebbe avere anche ripercussioni sulla guerra che Mosca sta combattendo contro Kiev.

Fanpage.it ne ha parlato con Davide Tentori, ricercatore presso l’Osservatorio Geoeconomia di Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), che ha spiegato perché la firma di oggi pomeriggio è importante per le sorti del conflitto ed anche per la crisi alimentare globale.

Dott. Tentori, cosa cambia con la firma di questo accordo?

"Spero, prima di tutto, che l'accordo venga firmato effettivamente, l'Ucraina si fida ma fino a un certo punto. Ma se fosse tutto confermato, manca poco. Quello che cambia è che finalmente dovrebbero sbloccarsi questi 20/22 milioni di tonnellate di cereali che da settimane, se non da mesi, sono fermi nei porti ucraini, in particolare in quello di Odessa, in altre parole si sbloccherebbe la rotta che dal mar Nero porta le derrate agricole nel Mediterraneo e nel resto del mondo".

Perché è così importante?

"È molto importante perché potranno giungere a destinazione questi cereali, di cui molti Paesi, soprattutto africani, dipendono in maniera in alcuni casi esclusiva, come l'Egitto, che dipende dall'import di cereali da Ucraina e Russia per circa l'80% del suo fabbisogno, ma anche altri molto più poveri, come Chad o Somalia che addirittura dipendono quasi interamente, fino al 100%.

Tra l'altro, i mercati hanno accolto positivamente l'accordo: se andiamo a vedere il prezzo internazionale del grano, quest'ultimo è sceso quasi ai livelli di fine febbraio, quindi in concomitanza con l'invasione russa dell'Ucraina.

Questo da un lato ci dice che c'è anche molta speculazione finanziaria, ma è comunque un segnale importante che lascia trasparire un certo ottimismo.

Il problema è capire se questi cereali rimasti bloccati nei silos siano effettivamente ancora utilizzabili, perché sono merci soggette a deperimento, anche alla luce del calore eccezionale di questa estate. Non so se tutta questa quantità di cereali sarà esportabile e in quanto tempo. Questo per dire che smaltire tutta questa merce non succederà dall'oggi al domani. Ci vorrà comunque tempo per tornare alla normalità".

Questo accordo rappresenta anche la prima intesa tra Mosca e Kiev dall'inizio della guerra. Che significato ha in vista di possibili trattative per la pace?

"Questo accordo potrebbe essere una specie di segnale anche del fatto che la Russia sta iniziando ad avere delle difficoltà a livello economico. Per adesso, almeno esternamente, l'impatto delle sanzioni è stato tutto sommato sopportabile perché non abbiamo visto un tracollo della Russia anche perché a sostenere l'economia di Mosca sono soprattutto l'energia, il gas e il petrolio.

Dall'altro lato, però, se andiamo a vedere alcuni dati, vediamo che i prossimi mesi saranno progressivamente difficili perché, per stessa ammissione della Banca centrale russa, il PIL subirà una contrazione di circa il 7%. Poi, ci sono anche statistiche più pessimistiche come quella del Fondo monetario internazionale che prevede una recessione del 10/11%. Però pensiamo anche che la produzione industriale è crollata nell'ultimo periodo, i beni intermedi importati dall'Europa sono preclusi a causa delle sanzioni e anche il settore agricolo russo potrebbe venirne inficiato in vista del raccolto del prossimo anno in mancanza dei macchinari agricoli europei. Tutto questo suggerisce che conviene anche alla Russia fare delle aperture e concessioni".

Una delle figure chiave per la firma dell'accordo è stato il presidente turco Erdogan. Potrebbe essere lui il vero mediatore per la fine della guerra?

"La Turchia è un attore fondamentale perché situato in una posizione strategica, si affaccia sulla sponda sud del Mar Nero, controlla gli stretti che dal Mar Nero consentono di trasportare le merci verso l'est del mondo e ha un rapporto ambivalente con Russia e Occidente. Sta riuscendo a capitalizzare questa posizione in maniera efficace. Se la Turchia riuscirà a favorire un accordo di pace dirlo forse è prematuro ma sicuramente Erdogan sta sfruttando al meglio il ruolo geopolitico del suo Paese in un contesto di grande difficoltà economica, con inflazione al 100%. È nel suo interesse far valere questa posizione chiave".

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