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Per Donald Trump Hitler ha fatto “molte cose buone”

L’ex presidente degli Stati Uniti è finito nell’occhio del ciclone per un episodio avvenuto nel 2018, durante un viaggio in Europa per celebrare il centesimo anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale. In quel caso Trump disse: “Beh, Hitler ha fatto molte cose buone”. A riferire l’incredibile gaffe è stato l’ex capo del suo staff.
A cura di Davide Falcioni
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Donald Trump non smette di far parlare di sé e di imbarazzare gli statunitensi neppure a otto mesi dalla sconfitta alle elezioni presidenziali dello scorso novembre: l'ex capo della Casa Bianca stavolta è finito nell'occhio del ciclone per un episodio avvenuto nel 2018, durante un viaggio in Europa per celebrare il centesimo anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale. In quel caso Trump disse: "Beh, Hitler ha fatto molte cose buone". A riferire l'incredibile sparata del presidente USA è stato l'uomo che all'epoca era a capo del suo staff, John Kelly, un generale del corpo dei Marines in pensione che ha raccontato l'episodio in un nuovo libro di Michael Bender, giornalista del Wall Street Journal.

Stando a quanto riferisce il saggio di Bender Trump fece quell'osservazione durante un'improvvisata lezione di storia in cui Kelly ricordò al presidente quali erano i paesi protagonisti della Prima Guerra Mondiale, spiegando anche le connessioni con la Seconda Guerra Mondiale. All'improvviso il capo della Casa Bianca disse che Hitler aveva fatto "molte cose buone" lasciando sbigottito il capo del suo staff, che gli avrebbe spiegato che per il popolo tedesco sarebbe stato molto meglio essere povero che vivere governato da un dittatore come il fuhrer: "Presidente, non puoi dire nulla a sostegno di Hitler. Semplicemente, non puoi" si è raccomandato Kelly.

Per fortuna in quel caso Trump non esternò pubblicamente le sue idee sul più crudele dittatore del Novecento, tuttavia non mancarono altre gaffe molto imbarazzanti come l'annullamento di una visita a un cimitero in cui sono sepolti soldati americani, definiti dal presidente "perdenti" e "babbei". Kelly, il cui figlio è stato ucciso in Afghanistan nel 2010, non prese affatto bene quelle esternazioni che contribuirono a fargli rassegnare le dimissioni nel 2019. Da allora ha sempre parlato in modo critico di Trump, descrivendolo come un uomo profondamente ignorante in storia e del tutto insensibile alle istanze delle minoranze.

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