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Notizie sulla detenzione di Patrick Zaki in Egitto

Patrick Zaki esce di prigione dopo 669 giorni, è libero ma non assolto: l’udienza il 1 febbraio

Patrick Zaki sarà scarcerato, sarà libero da stasera o domani ma non è assolto. È questo l’esito della terza udienza, durata solo 4 minuti e tenutasi al tribunale di Mansura, in Egitto del processo allo studente egiziano dell’Università di Bologna.
A cura di Ida Artiaco
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Patrick Zaki sarà scarcerato ma non è assolto dalle accuse a suo carico e resterà dunque sotto processo. È questo l'esito della terza udienza, durata solo 4 minuti e tenutasi al tribunale di Mansura, in Egitto, del processo allo studente egiziano dell'Università di Bologna arrestato il 7 febbraio del 2020 tornando a casa per una vacanza. Dopo aver trascorso ben 669 giorni in prigione Zaki dovrebbe essere scarcerato nel pomeriggio, intorno alle 18, come ha chiarito il padre. Uno dei suoi legali ha precisato che allo studente non è stato imposto l'obbligo di firma in vista della prossima udienza, fissata il primo febbraio. Amnesty ha definito la decisione "un enorme passo in avanti". "Salto dalla gioia", è  stato il commento della mamma. "Grazie Italia per questo risultato" ha dichiarato invece il padre rivolto ai due diplomatici italiani presenti a Mansura. "Vi siamo molto grati per tutto quello che avete fatto", ha detto George Zaki abbracciandoli.

Zaki, 30 anni, è stato da poco trasferito dal carcere cairota di Tora, dove ha trascorso quasi tutta la sua custodia cautelare, ad una prigione di Mansura. In tribunale oggi erano presenti, come nelle due precedenti udienze, anche diplomatici italiani e, su richiesta dell'Ambasciata italiana, pure di altri Paesi per monitorare il processo come prima avevano fatto per tutte le sessioni di rinnovo della custodia cautelare. Da mesi si stanno susseguendo appelli alle istituzioni nostrane ed europee affinché potessero intervenire a favore di Patrick.

Solo alla fine della scorsa settimana Michela Montevecchi, capogruppo M5s in commissione Diritti Umani e prima firmataria della mozione per la richiesta di attivazione della Convenzione confluita nell'Ordine del giorno approvato dal Senato il 14 aprile scorso, ha depositato una nuova interrogazione indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al Ministro degli Affari esteri dopo quella del 17 giugno con l'intento di sollecitare un intervento delle istituzioni prima che per Patrick sia troppo tardi. "La notizia della scarcerazione mi ha riempito di emozione, mi è salito il cuore in gola. Tuttavia non posso non essere preoccupata dalla sua non assoluzione, che lascia Patrick in un limbo. In ogni caso è ancora presto per fare previsioni, ma nel frattempo auguriamo a Patrick un buon rientro a casa tra i suoi affetti, nella speranza che questo sia il preludio per un esito positivo dell'udienza del prossimo 1 febbraio e per poterlo riabbracciare nella nostra Bologna", ha commentato Montevecchi. Gioia è stata espressa anche dal Ministero degli Esteri, Luigi di Maio: "Primo obiettivo raggiunto: Patrick Zaki non è più in carcere. Adesso continuiamo a lavorare silenziosamente, con costanza e impegno. Un doveroso ringraziamento al nostro corpo diplomatico", ha scritto su Facebook. Soddisfazione per la scarcerazione di Patrick Zaki è stata espressa anche dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, in una nota di Palazzo Chigi.

Proprio oggi Zaki dalla gabbia degli imputati poco prima dell'inizio dell'udienza ha voluto lanciare un saluto all'Italia. "Bene, bene, grazie": alzando il pollice, ha risposto il ragazzo a un diplomatico italiano che gli chiedeva come stesse. Si è poi appreso che il diplomatico ha potuto parlagli brevemente per rappresentargli la vicinanza delle istituzioni italiane e Patrick ha ringraziato per quello che l'Italia e l'Ambasciata stanno facendo per lui. La legale di Patrick, Hoda Nasrallah, ha chiesto anche l’acquisizione di altri atti per dimostrare sia una presunta illegalità durante l’arresto del 7 febbraio 2020 e sia la correttezza dell’articolo sui copti alla base del processo.

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