Nepal nel caos: Ministro delle Finanze picchiato, spogliato e gettato in un fiume durante le proteste

Il Ministro delle Finanze del Nepal, Bishnu Prasad Paudel, è stato picchiato e gettato in un fiume durante le proteste della Generazione Z a Kathmandu. Le manifestazioni contro corruzione e divieto dei social hanno già causato almeno 22 morti, oltre 400 feriti e diversi incendi a edifici governativi.
A cura di Biagio Chiariello
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La situazione in Nepal precipita rapidamente, travolta da proteste di piazza sempre più violente che hanno trasformato la capitale Kathmandu in un teatro di caos e sangue. Martedì è circolato sui social un video scioccante che mostra il Ministro delle Finanze, Bishnu Prasad Paudel, inseguito da una folla inferocita, picchiato ripetutamente con bastoni, spogliato dei vestiti e costretto a gettarsi in un fiume per salvarsi la vita. La scena, diventata virale, testimonia la gravità delle tensioni che scuotono il Paese.

Le manifestazioni, guidate dai giovani sotto il nome di Generazione Z, erano iniziate come protesta contro la corruzione e il divieto imposto dal governo sui social media. Nonostante la revoca del blocco lunedì notte, i manifestanti hanno continuato a scendere in strada, incendiando il Parlamento, la Corte Suprema e le residenze di diversi esponenti politici, a partire dalla casa del primo ministro dimissionario KP Sharma Oli. Nel corso delle ultime 48 ore, il bilancio delle violenze parla di almeno 22 morti, tra cui la moglie di Oli, e oltre 400 feriti. Due giovani manifestanti sono stati uccisi dagli spari della polizia nella capitale, mentre tre agenti si sarebbero arresi prima di essere picchiati a morte dai rivoltosi.

Costretto a fare un passo indietro, Sharma Oli ha rassegnato le dimissioni in una dichiarazione ufficiale, spiegando di voler aprire la strada a una soluzione politica della crisi e contenere la protesta, che già contava decine di vittime. Il presidente nepalese Ram Chandra Paudel ha accettato le dimissioni e avviato la procedura per la selezione di un nuovo premier, ma la misura non ha placato la furia dei manifestanti, che hanno fatto irruzione nella residenza presidenziale, costringendo l’esercito a evacuare il presidente in elicottero.

La protesta si è estesa anche alle istituzioni centrali: il complesso governativo di Singha Durbar è stato preso d’assalto, con incendi al Parlamento e all’ufficio presidenziale. Altri esponenti politici sono stati presi di mira, tra cui il Presidente del Congresso Nepalese Sher Bahadur Deuba e il Ministro degli Esteri Arju Rana, entrambi rimasti feriti. L’Aeroporto Internazionale Tribhuvan di Kathmandu è stato chiuso e l’esercito dispiegato per ristabilire la sicurezza, mentre le richieste dei manifestanti si fanno sempre più radicali: scioglimento immediato del Parlamento, dimissioni di massa dei parlamentari, sospensione di chi ha impartito ordini violenti durante le proteste e un governo ad interim guidato da una persona scelta dai manifestanti, con elezioni anticipate.

Nel mezzo di questa crisi, il Ministro Paudel è diventato il simbolo della rabbia popolare: inseguito, picchiato e umiliato pubblicamente, la sua aggressione mostra quanto la tensione nel Paese abbia raggiunto livelli senza precedenti. Le violenze della Generazione Z, esplose dopo settimane di accuse di corruzione e repressione dei social media, hanno trasformato Kathmandu in un Paese ostaggio del caos, segnando una delle crisi politiche più gravi nella recente storia del Nepal.

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