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Opinioni

Negli Stati Uniti la violenza politica della destra verso la comunità Lgbt è a un punto di non ritorno

Il governatore della Florida – e probabile prossimo candidato repubblicano alla presidenza – Ron De Santis ha firmato un pacchetto di quattro leggi che discriminano e opprimono i cittadini LBGTQ del suo stato, compresi i minorenni. Sono solo l’ultimo esempio del clima di odio che la destra sta alimentando negli Stati Uniti.
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A cura di Jennifer Guerra
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La guerra della destra radicale americana alla comunità LGBTQ+ continua e potrebbe aver raggiunto un punto di non ritorno. Il governatore della Florida Ron De Santis, considerato il delfino del Partito Repubblicano post-Trump, ha appena firmato un pacchetto di quattro leggi che hanno un impatto devastante per le persone gay e transgender che vivono nello stato, oltre che per la libertà di espressione.

Non è la prima volta che De Santis si distingue per leggi particolarmente dure su questi argomenti: lo scorso anno, il governatore aveva approvato una legge ribattezzata “Don’t Say Gay”, che vietava alle scuole di parlare di qualsiasi argomento attinente alla comunità LGBTQ+. Il pacchetto firmato poche ore fa è di fatto un’espansione di questa legge, che ne estende la portata e l’efficacia. L’approvazione della norma nel 2022 aveva inoltre aperto un duro scontro con la Disney, che è una delle principali aziende della Florida, che per la sua contrarietà si era vista togliere alcune agevolazioni fiscali. Dopo l’ultima mossa del governatore, il colosso dell’animazione ha annunciato di aver sospeso la costruzione di un campus per i dipendenti che prevedeva un investimento di quasi un miliardo di dollari, una perdita enorme per lo stato.

Le estreme conseguenze a cui è arrivata la Disney (che dà lavoro a circa 70mila persone in Florida) dimostrano quanto in là si sia spinto De Santis. La prima legge, il “Pronoun Ban”, impone alle scuole di insegnare che “è falso attribuire a una persona un pronome che non corrisponde col sesso assegnato alla nascita”. Negli Stati Uniti – ma la pratica si sta diffondendo un po’ ovunque nel mondo, Italia compresa – è diventato sempre più comune condividere con quali pronomi una persona desidera essere chiamata: maschili, femminili o neutri (attraverso l’uso al singolare di they/them). Il “Pronoun Ban” riguarda anche gli insegnanti e gli operatori scolastici, che d’ora in poi non potranno condividere più i pronomi preferiti se essi non corrispondono col genere assegnato alla nascita. La norma colpisce quindi nello specifico le persone transgender e non binarie e prevede anche la cancellazione dei corsi di “diversità e inclusione” nelle scuole di ogni ordine e grado e non più, come prevedeva la prima versione della Don’t Say Gay, soltanto fino alla terza media.

La seconda legge ricalca quella recentemente approvata in Tennesse che vieta ai bambini di assistere a spettacoli di drag queen e drag king. Sebbene il testo della legge non si riferisca nello specifico alle performance drag, la First Lady della Florida Casey De Santis ha pubblicato su Twitter una card informativa in cui c’è scritto che la legge serve a “proteggere l’innocenza dei bambini” impedendo loro di assistere a questo tipo di spettacoli. Negli ultimi tempi, la destra americana sta diffondendo con grande intensità l’idea che l’arte drag sia un modo per adescare bambini, riferendosi nello specifico a iniziative come la “Drag Queen Story Hour”, che organizza letture di favole da parte di drag queen in biblioteche pubbliche. Ma il timore è anche che queste leggi servano in realtà a criminalizzare le persone transgender, dato che parlano di “imitatori maschili e femminili”, di fatto vietando a una persona di vestirsi con abiti del sesso opposto in pubblico. Intanto, molte parate del Pride in Florida sono già state cancellate per timore di ripercussioni.

Anche la terza del pacchetto di leggi non è una novità: si tratta del divieto di utilizzare bagni e spogliatoi pubblici che non corrispondono al sesso assegnato alla nascita. La questione dei bagni è un cavallo di battaglia della destra americana, tanto che una delle primissime azioni del neoeletto presidente Trump fu quella di stralciare una legge dell’era Obama che consentiva alle persone transgender di usare il bagno che volevano. La nuova norma approvata in Florida servirebbe a “garantire la sicurezza delle donne”, anche se uno studio dell’Ucla non ha trovato alcuna correlazione tra l’utilizzo dei bagni delle donne da parte delle persone transgender e un presunto aumento della violenza di genere.

La quarta e ultima legge riguarda infine i percorsi di transizione di genere. D’ora in poi sarà vietato l’utilizzo di fondi statali per qualsiasi tipo di cura medica e i minori non potranno accedere a nessun percorso di affermazione di genere. Inoltre, la legge prevede anche che i tribunali della Florida possano ottenere “la giurisdizione temporanea di emergenza su un bambino” nel caso in cui i genitori acconsentano o abbiano acconsentito in passato a tali percorsi, ad esempio tramite i bloccanti della pubertà o la terapia ormonale. In altre parole, lo stato ha la facoltà di togliere i bambini transgender alle proprie famiglie, dal momento che equipara questo tipo di terapie a maltrattamenti fisici.

De Santis ha festeggiato l’approvazione di nuove leggi, sostenendo che la Florida è “un rifugio di sanità mentale e la roccaforte della normalità”. In realtà, lo stato sta deliberatamente discriminando i propri cittadini, compresi i minori, sulla base della loro identità di genere e il loro orientamento sessuale, impedendo loro di accedere a cure mediche che possono essere veri e propri trattamenti salvavita, di esprimersi liberamente e di accedere a luoghi pubblici. I repubblicani stanno alimentando un clima d’odio nei confronti della comunità LGBTQ+ che non ha precedenti: a maggio del 2023, sono più di 400 le leggi proposte che criminalizzano in un modo o nell’altro le persone queer. Nel 2021, il 55% dei repubblicani era favorevole ai percorsi di transizione per i minori, mentre oggi il 63% è diventato contrario. Lo scorso anno, il 56% pensava che l’accettazione delle persone trans fosse andata “troppo oltre” e in un solo anno la percentuale è salita al 79%. Guardando la popolazione generale, emerge però un quadro diverso: il 64% degli statunitensi (di tutti gli orientamenti politici) crede che le leggi sulla comunità LGBTQ+ siano eccessive e che siano usate dai politici come forma di propaganda politica.

Su questo non ci sono dubbi: gli americani che si identificano come transgender sono lo 0,5% della popolazione adulta e l’1,4% dei giovani tra i 13 e i 17 anni eppure l’allarmismo, la violenza e la propaganda politica che investono i loro corpi sono diventati ossessivi e martellanti. De Santis, probabile futuro candidato repubblicano alla presidenza, sta letteralmente costruendo la sua campagna elettorale sulla pelle di queste persone. E se diventerà presidente degli Stati Uniti, non si farà alcun problema a estendere queste misure a tutto il Paese.

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Jennifer Guerra è nata nel 1995 in provincia di Brescia e oggi vive in provincia di Treviso. Giornalista professionista, i suoi scritti sono apparsi su L’Espresso, Sette, La Stampa e The Vision, dove ha lavorato come redattrice. Per questa testata ha curato anche il podcast a tema femminista AntiCorpi. Si interessa di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Per Edizioni Tlon ha scritto Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (2020) e per Bompiani Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario (2021). È una grande appassionata di Ernest Hemingway.
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