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Nave italiana Duilio abbatte drone Houthi, il comandante: “Dovevo difendere il mio equipaggio”

Dopo l’attacco degli Houthi alla nave italiana Caio Duilio nel mar Rosso, che ha risposto abbattendo un drone, il comandante del cacciatorpediniere Andrea Quondamatteo, 47 anni, ha raccontato quei momenti e parlato della situazione nella zona di conflitto in una lunga intervista. “Non c’era altro da fare. Nave Duilio ha reagito per autodifesa”, ha spiegato.
A cura di Eleonora Panseri
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A sinistra, la nave Caio Duilio; a destra, il comandante Andrea Quondamatteo.
A sinistra, la nave Caio Duilio; a destra, il comandante Andrea Quondamatteo.

Dopo l'attacco degli Houthi alla nave italiana Caio Duilio nel mar Rosso, che ha risposto abbattendo un drone, il comandante del cacciatorpediniere Andrea Quondamatteo, 47 anni, ha raccontato quei momenti e parlato della situazione nella zona di conflitto in una lunga intervista al Corriere della Sera.

"Eravamo in pattugliamento a sud, nel tratto prospiciente alle coste yemenite, in acque internazionali. A un tratto è arrivato un “eco radar” sconosciuto, il segnale era a 8 miglia di distanza. Un profilo in movimento, a bassa quota e in rapido avvicinamento. Prima gli abbiamo lanciato delle chiamate di avvertimento, invitandolo a cambiare rotta. Quando il profilo è arrivato a 6 miglia, abbiamo visto che non era un aereo alleato. I sensori di bordo hanno inquadrato un drone della stessa tipologia e comportamento di quelli che nei giorni scorsi si sono resi autori degli attacchi al traffico mercantile in area. E a quel punto era ormai a 4 miglia, non c’era altro da fare. Così ho preso la decisione", ha spiegato Quondamatteo.

"Dovevo difendere la mia nave e il mio equipaggio e ho dato il comando all’operatore del radar di tiro: il cannone di prora dritta ha sparato 6 colpi, dopo pochi secondi l’apprezzamento ottico ci ha confermato l’abbattimento. Nave Duilio ha reagito per autodifesa", ha aggiunto. L'operazione ha ottenuto il plauso delle istituzioni e della società civile, l’ammiraglio Enrico Credendino, Capo di stato maggiore della Marina Militare, ha ricordato che dal "mantenere aperte le vie marittime dipende gran parte dell’economia e del benessere" del nostro Paese.

"Ho molto apprezzato le sue parole e le ho trasmesse subito ai 234 membri del mio equipaggio, uomini e donne, che affrontano quaggiù enormi sacrifici per proteggere i mercantili. Mio padre Benedetto, ora in pensione, era un capitano di lungo corso, comandava anche lui i cargo. Così, dopo il drone abbattuto, quando mi hanno scritto per ringraziarmi i comandanti della Jolly Rosa e della Grande Baltimora, navi italiane, mi sono commosso. – ha detto ancora il comandante – Ho pensato a mio papà e a mia mamma Fiorella che non c’è più. Lei per anni ha fatto da madre e da padre a me e mio fratello, perché a casa i comandanti non ci sono quasi mai. Io ho tre figli: la nostra è una vita di orgoglio e rinunce".

A bordo con Quondamatteo c’era anche il contrammiraglio Stefano Costantino, il comandante in pectore della missione Ue Aspides, organizzare per rispondere ai sempre più frequenti attacchi dei miliziani yemeniti sostenuti dall'Iran. Come spiegato dal capitano, "Nave Duilio è nel Mar Rosso da un mese, la nostra è un’operazione nazionale, prima di noi a pattugliare queste acque pericolose c’erano la Virginio Fasan e poi la Federico Martinengo. L’ammiraglio Costantino era presente, certo, ma ho deciso io in maniera autonoma l’abbattimento del drone".

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