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Lynndie England, nessun pentimento per la vergogna di Abu Ghraib

L’ex soldatessa torturò, insieme ad altri colleghi, un gruppo di militari iracheni nella prigione di Abu Ghraib. A otto anni di distanza, la donna non intende chiedere perdono alle sue vittime.
A cura di Daniela Caruso
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Lynndie England

Lynndie England, la soldatessa che divenne il soggetto di vetriolo internazionale, dopo essere stata fotografata durante gli abusi sui prigionieri iracheni, si rifiuta ancora di porgere le sue scuse agli interessati, per aver compiuto azioni tanto terribili. A otto anni di distanza dalla vicenda, in un'intervista la 28enne soldatessa, proveniente dal West Virginia, ha dichiarato che chiedere scusa alle vittime, sarebbe come "mi dispiace" al nemico. Le fotografie mostrano un manipolo di commilitoni iracheni tenuti segregati nella prigione di Abu Ghraib e sottoposti a diverse torture: ai soldati fu messo un guinzaglio al collo, mentre la soldatessa si faceva fotografare dai suoi colleghi con un sorriso stampato sul viso, mentre umiliava i militari nudi.

Soldatessa tratta i prigioneri come cani

Le immagini hanno scatenato reazioni, ritorsioni e sviluppato un senso di vergogna negli Stati Uniti, portando alle richieste di dimissioni di pezzi grossi della Casa Bianca, tra cui l'allora Segretario alla Difes, Donald Rumsfeld. La soldatessa, che ora ha un bambino di sette anni e vive con i genitori, non ha mostrato alcun rimorso verso le sue vittime. "Le loro vite sono migliorate", ha detto la donna in un'intervista al Daily. "Non erano innocenti. Stanno cercando di ucciderci, e io dovrei chiedere scusa a loro?  È come chiedere scusa al nemico". La sua intervista emerge pochi giorni dopo la strage di civili messa in atto dal soldato Robert Bale, il quale ha massacrato donne e bambini in Afghanistan.

Umiliazioni dei soldati iracheni nel carcere di Abu Ghraib

La England fu congedata con disonore dal servizio militare dopo che le fotografie fecero il giro del mondo. Altri dieci soldati, tra cui figuravano altre due donne, sono stati condannati per oneri relativi agli abusi commessi. Altri tre non sono stati imputati, o quantomeno sono stati liquidati delle loro cariche. La soldatessa è stata condannata per cospirazione, maltrattamento di detenuti e atti indecenti a tre anni di prigione militare. La England, ora tornata a Fort Ashby e ha avuto molte difficolta a trovare un lavoro: un commercialista che la conosce da quando era bambina, le ha offerto un lavoro part-time come segretaria. L'ex soldatessa, da quanto si apprende, avrebbe lottato non poco per abituarsi alla vita civile. Spesso indosserebbe, infatti, ancora la sua divisa militare, mentre lavora in giardino e ha detto al quotidiano inglese che le manca la routine lavorativa di un tempo. Alla England, inoltre, è stato diagnosticato uno stress post-traumatico al suo ritorno in patria, anche se pare abbia smesso di assumere i farmaci antidepressivi. L'ex compagno Graner, con il quale non ha più contatti, è stato condannato a dieci anni di carcere.

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