Lo scandalo pedofilia investe il calcio giovanile inglese: sono 840 le vittime degli allenatori

Sogni di ragazzini, quelli di giovani calciatori di età compresa tra gli 8 e i 15 anni. Il periodo va dal 1979 al 1991: ragazzini che sognavano di diventare campioni e giocare nelle squadre più importanti d'Inghilterra. Qualcuno avrebbe potuto diventare una stella e si è affidato a chi avrebbe potuto avverare quei sogni: Barry Bennell era uno di questi. Un allenatore che di calciatori ne aveva visti passare tanti: il Tribunale di Liverpool ha emesso la sentenza per pedofilia e abusi sessuali su minori. Un totale di 55 capi d'accusa. L'imputato si è riconosciuto colpevole di 7. Per lui è stata decretata una pena di 30 anni reclusione per aver abusato di 12 bambini a lui affidati per realizzare il sogno di diventare calciatori professionisti. Le testimonianze hanno dato il via a una serie di altre denunce da parte di calciatori che hanno confermato la storia.

Nel 2016 lo scandalo pedofilia è esploso nel calcio inglese: quattro ex campioni decisero di raccontare alla BBC cosa accadeva tra le file delle squadre giovanili. Sul banco degli imputati è finito Barry Bennell, responsabile di alcune delle compagnie britanniche più grandi. Proprio lui era già stato accusato di pedofilia ed era finito in carcere negli anni '90, dopo che nel 1997 Ian Ackley aveva dichiarato di aver subito almeno 100 molestie da parte del tecnico durante gli anni alla guida del Crewe Alexandra. Allora, Ackley aveva circa 10 anni. A lui si uniscono altri ex calciatori come Andy Woodward, che denuncia attraverso i media le stesse molestie da parte del tecnico. La National Society for the Prevetion of Cruelty to Children, capita la portata potenzialmente incredibile del fenomeno, aprì una linea telefonica per le denunce in merito alla pedofilia in ambito calcistico. Bennell non era l'unico: al centro di più di 840 chiamate, altri allenatori. Alcuni già in carcere da anni, altri a piede libero e alcuni deceduti nel tempo.
La pedofilia sistemica nel calcio giovanile
George Ormond è uno di questi. Le accuse riguardavano il periodo del 2002 in cui allenava i giovani del Newcastle. Come lui Bob Higgins, nelle file del Crystal Palace, poi il Southampton e il Peterborough United. Tra il 2018 e il 2019 è stato condannato per 46 capi d'imputazione riguardanti abusi sessuali nei confronti di minroi. Ancora, Ted Langford, allenatore dell'Aston Villa, nel 2007 condannato a tre anni per molestie nei confronti di 4 ragazzini. Poi c'è Eddie Heath, che avrebbe abusato dei calciatori durante tutto il periodo nel calcio giovanile. Un lasso di tempo durato cinque squadre, dalla metà egli anni ‘5o fino al 1983. Un timore che in maniera legittima riguarda anche il resto degli imputati: si crede che buona parte delle vittime abbia ancora paura di denunciare. Settecentodieci pagine di indagine sugli abusi registrati negli anni, alcuni già puniti con l'arresto. Le posizioni di molti degli accusati sono però da rivedere ora, alla luce di uno scandalo che ha le dimensioni di un caso Spotlight tutto sportivo.
La Football Association ha aperto un'inchiesta sul fenomeno: si cerca di capire se le violenze sessuali ai danni di minori nell'ambiente calcistico inglese siano ancora di attualità. Potrebbe trattarsi di una vera e propria rete di pedofilia che sopravvive agli anni all'interno del sistema calcistico giovanile del calcio inglese. Gli inquirenti cercano di scongiurare l'eventualità. Il mondo del calcio ha già chiamato gli attuali campioni alle armi: il primo è Wayne Rooney, dell'Everton, che ha invitato tutti coloro che sanno o che hanno subito violenza a farsi avanti e denunciare.