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Lenta ed inarrestabile, l’agonia del Bel Paese che non vuole destarsi

Quando ormai non bastano più i nostri soli occhi a renderci conto di quanto in basso ci stiamo trascinando, subentrano l’ironia e l’arguzia dei giornalisti stranieri.
A cura di Nadia Vitali
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Manifesti contro il premier, Silvio Berlusconi

Un giornalista del New York Times in un articolo di qualche giorno fa si interrogava, non senza un sarcasmo che non si è curato minimamente di celare, su quali fossero al momento le preoccupazioni del nostro Premier; se orientate maggiormente verso la risoluzione della gravissima crisi economica in cui ci troviamo, nonostante le tremule rassicurazioni che riceviamo da anni, o se, piuttosto, le sue energie fossero concentrate principalmente nell'organizzazione del suo settantacinquesimo compleanno, che cadrà tra un paio di settimane e che, presumibilmente, esigerà dei festeggiamenti appropriati, in cui venga fatto l'impossibile, ammesso che sia rimasto dell'impossibile da fare.

Nessun italiano leggerebbe con piacere alcune parole, eppure non uno che abbia seguito le numerose ed intricate vicende giudiziarie del Premier, che si sia perso in una giostra di nomi di aspiranti stelline, o che abbia subito racconti di barzellette di dubbio gusto dall'immancabile implicazione sessuale, se la sentirà di contraddire il giornalista della testata statunitense; che definisce il nostro Primo Ministro un imperatore libidinoso, abitualmente coinvolto in feste in cui si pratica un rito dall'eloquente nome di Bunga Bunga con donne abbigliate in una maniera, quanto meno, bizzarra.

Ma questo, in realtà, è solo il primo livello, il più superficiale della questione, nonché il più ridicolo, sebbene si tratti pur sempre di un riso amaro; al di sotto di questo si celano i problemi di un paese costantemente tenuto a bada con panem et circensem dei più scadenti, in bilico sopra la voragine di una crisi di cui non tutti sono ancora riusciti ad afferrare la serietà, ma di cui si renderanno conto in maniera decisa, quando questa inizierà a bussare anche alle loro porte, interrompendo la visione dei reality di cui sono tanti affamati, in cerca di un riscatto semplice e comodo come sono.

Sotto l'opera buffa di cui parla il giornalista statunitense, c'è il sollievo degli altri paesi che guardano al nostro Primo Ministro definendolo senza ipocrisie lurid: sì, con sollievo, perché fa impallidire tutto quanto di corrotto ed ingiusto c'è in qualunque altra democrazia occidentale. Ma dietro l'Italia, continua, si cela anche una storia che deve essere un avvertimento per gli altri paesi, a non lasciarsi cullare dalla comodità della compiacenza, a fare in modo che la stupidità non crei troppi danni, ad essere sempre in grado di scegliere dei leader appropriati. Ecco, diventare il punto di riferimento verso il basso e l'esempio da non seguire, forse, potrebbe far piacere al nostro Presidente che si salva con il onnipresente senso dell'umorismo, ma per la restante cittadinanza dovrebbe essere il segnale che forse è giunta l'ora di alzare la testa.

Nel frattempo, noi cosa facciamo? Agli occhi degli Stati Uniti, evidentemente, null'altro che incrociare le braccia ed assistere a tutto questo, in preda all'indolenza e alla rassegnazione: l'opposizione non è niente di più di un nome, priva di spina dorsale ma anche della maturità che sarebbe necessaria in un frangente del genere e, forse, sostiene il giornalista, in un paese così ricco di tesori e bellezza le avversità vengono percepite in maniera più tenue e, dunque, il peggio deve ancora arrivare.

E quel 27% dei giovani che è disoccupato, si chiede ancora Frank Bruni, perché non segue l'esempio spagnolo degli indignados, cosa lo frena dal provare, almeno, ad iniziare a lottare per i propri diritti? La risposta gli arriva da un giornalista italiano, che gli spiega che nel nostro paese c'è una sorta di welfare familiare che bada ai più giovani che, così, anziché preoccuparsi di migliorare le proprie condizioni dalla radice, ricorrono ai genitori che, almeno per adesso, possono ancora pagar loro vestiti, vacanze e locali; insomma, senza rendersene conto, in fondo, seguono proprio l'esempio del Premier, anche se in piccolo. Va tutto a fondo e si continua a bere e a cantare.

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