video suggerito
video suggerito
Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Le voci da Gaza dopo l’annuncio di Trump: “Siamo sollevati, ma i bombardamenti non si sono ancora fermati”

A Fanpage.it le voci dei gazawi dopo l’annuncio di Trump di un accordo per la pace: “I nostri sentimenti sono contrastanti tra tristezza, gioia e sguardo rivolto all’ignoto. Abbiamo paura che anche questa volta il cessate il fuoco non durerà”.
256 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

732 giorni di incessanti bombardamenti, di famiglie fatte a pezzi, di tende bruciate, di corpi smembrati, di madri che piangono sudari, di più di 240 giornalisti mirati e ammazzati, del 95% di ospedali resi fuori servizio, di centinaia di migliaia di sfollati, di oltre 67 mila morti, di altrettanti corpi ancora incastrati sotto le macerie.

Scorrono veloci le immagini di questi due anni nelle teste piene dei gazawi, mentre i bambini escono in strada a festeggiare, a mostrare al mondo la dignità dell’innocenza, della perseveranza e dell’incondizionato desiderio di vita.

“Oggi ci sentiamo sollevati e felici perché è entrato in vigore il cessate il fuoco”, racconta a Fanpage.it ancora incredulo Waaled Sultan, ingegnere agricolo sfollato  con la moglie e i loro quattro figli prima dal nord di Gaza a Gaza city e infine al sud della Striscia. “Speriamo davvero di non assistere mai più a guerre, siamo sinceramente esausti per tutto quello che abbiamo visto e meritiamo finalmente di riposare”, continua.

Ma per lui non è ancora il tempo di festeggiare: “Sicuramente festeggeremo con la famiglia, ma ancora non riusciamo a crederci, abbiamo bisogno di più tempo per renderci conto di cosa stia succedendo”.

“Sia lodato Dio per tutto. In questo giorno, i sentimenti sono contrastanti tra tristezza, gioia e sguardo rivolto all'ignoto”, racconta invece Mohamed Abu Sabla, perfunzionista dell’European Hospital di Khan Younis, oggi completamente fuori uso. “Proviamo tristezza per i martiri e i cari che abbiamo perso, e per i bei ricordi e i tesori che abbiamo perduto. Gioia per la nostra fermezza e la nostra vittoria su noi stessi prima della vittoria sul nostro nemico. Ma guardiamo con ansia al futuro sconosciuto, per il quale stiamo lavorando duramente: i nostri diritti devono esserci restituiti pienamente, così come ci sono stati tolti”, continua precisando che “non mi fido dell'occupazione israeliana, visti i suoi consueti tentativi di elusione delle promesse fatte, ho paura che anche questa volta il cessate il fuoco non durerà”.

E in effetti a Gaza le bombe non hanno ancora smesso di cadere, tra la proclamazione del cessate il fuoco e l’effettiva entrata in vigore con ritiro delle truppe di Tel Aviv ci sono ancora molte ore nelle quali l’esercito israeliano non sembra voler rallentare i massacri.

Video thumbnail

Da Gaza City Mohamed Alamarin, pizzaiolo che ha perso tutto nelle ultime settimane di invasione della capitale dell’enclave, racconta: “L'occupazione non ha smesso di bombardare, la gente non è tornata a casa, e chi prova a rientrare verso il nord viene sparato dai cecchini e dai carri armati. Israele continua a lanciare missili, dalla proclamazione del cessate il fuoco c'è ancora più distruzione. Io non posso muovermi, sono chiuso nella casa di mia sorella in attesa delle 17 quando di fatto l’esercito israeliano dovrebbe iniziare a ritirarsi”. Mohamed è rimasto a Gaza City per dare una mano nelle distribuzioni alimentari, nonostante la sua casa e il suo ristorante siano stati distrutti. Le figlie e la moglie sono, invece, sfollate a Deir Al Balah, da sole, e lui oggi non può ancora raggiungerle.

“Mi sento meglio”, continua, “ma i bombardamenti non sono cessati. Oggi Gaza è distrutta, ho perso tantissime persone, amici, familiari, e anche se dovesse finire la guerra io voglio andarmene da Gaza, a Gaza non c'è più niente, non c’è più vita. Se davvero finirà quest’incubo potrò realizzare il mio sogno, venire in Italia, aprire un ristorante lì con le mie figlie e mia moglie senza dover pensare ogni istante a mia madre, a mio fratello, a mia sorella. Se la guerra finisce potrò continuare la vita tranquillamente fuori da Gaza senza aver paura che da un momento all’altro la mia famiglia possa morire, con la consapevolezza che loro sono in un posto sicuro, che Gaza sarà un posto sicuro. Se Dio vuole il genocidio non tornerà”.

256 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views