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L’autrice della foto riprodotta da Jorit a Mariupol: “Distrutta nel vedere mia figlia usata così”

La fotografa australiana Helen Whittle a Fanpage.it: “Sono l’autrice di quello scatto a mia figlia, nessuno mi ha chiesto il permesso di riprodurlo, sto interpellando i miei avvocati sul da farsi”. Lo scatto è coperto da copyright.
A cura di Riccardo Amati
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Il murale di Jorit a Mariupol
Il murale di Jorit a Mariupol

La bambina ritratta da Ciro Cerullo, in arte Jorit, su un palazzo bombardato di Mariupol non è "una bambina del Donbass che ha vissuto i suoi primi anni immersa nella guerra" – come sostenuto dall’artista – ma una ragazzina australiana: Jorit ha copiato pari pari lo scatto realizzato qualche anno fa dalla madre della piccola — la signora è una fotografa pluripremiata— e protetto da copyright.

Una circostanza che, oltre a minare in modo clamoroso la credibilità dell’artista napoletano e di chi gli ha dato in questi giorni credito come eroe del pacifismo internazionale, apre parecchi dubbi su tutta l’operazione e su chi l’ha organizzata. E che potrebbe costare a Jorit un bel po' di soldi.

"È stato per me angosciante e doloroso vedere la mia immagine copiata e utilizzata in questo modo", dice a Fanpage.it Helen Whittle, l’autrice della foto artistica che Jorit ha usato per il suo murale. "Jorit non ha chiesto il mio permesso per riprodurre l’immagine né mi ha compensato in alcun modo", spiega in una e-mail. "Non ho dato alcuna autorizzazione alla riproduzione e sto chiedendo consiglio ai miei legali sul da farsi".

Soprattutto, Whittle si dissocia in modo inequivocabile dai messaggi che Jorit dice di aver voluto lanciare dipingendo il murale: "Le mie idee e le mie opinioni non sono in alcun modo in linea con quelle di questo artista".

Immagine

Sui social e in interviste a sedicenti testate quali @DonbassItalia, Jorit aveva espresso la sua convinzione che il nostro Paese dovrebbe aiutare non l’Ucraina ma il Donbass, inteso come Russia, in questa guerra. Indicando come ragioni la presunta aggressione di Kyiv nei confronti dei civili delle repubbliche separatiste e "l’imperialismo degli Usa, che controllano l’Ucraina dal 2014 come un pupazzo". Nessun accenno al fatto che è stata la Russia a invadere l’Ucraina.

In un’intervista con GiornaleRadio, Jorit ha aggiunto: "Ho scelto di dipingere una bambina del Donbass rimasta viva e che a Mariupol ha vissuto i suoi primi anni nella guerra. Spero che presto questa bambina possa vedere il suo ritratto dal vivo".

La bimba del murale è identica allo scatto della Whittle anche nelle pieghe del dolcevita che indossa. "Non è una bambina del Donbass ed è ovviamente una copia della mia fotografia, il cui soggetto è mia figlia", commenta la fotografa.

L’unica differenza evidente con il ritratto australiano, nell’opera di Jorit, è il missilino targato Nato dipinto sopra la spalla destra della bimba. Unico apporto dell’artista, oltre agli iconici segni tribali sulle guance, caratteristica dei murales del pittore napoletano.

"Sono un artista che entra nella realtà per raccontarla", ha detto ancora Jorit a GiornaleRadio. "Ho voluto raccontare con il mio murale (sic!) l’altra faccia della medaglia, una bambina dimenticata. Voglio arrivare alla pace, voglio dare con il mio racconto un contributo".

Lo street artist ha voluto sottolineare che aveva "tutto da perdere a realizzare un’opera come questa, diventare bersaglio, essere coperto di insulti". Aggiungendo, sempre nell’intervista a GiornaleRadio: "Potevo stare a casa mia, farmi i fatti miei, fare soldi e vendere quadri. Ma sono un artista e devo seguire la mia ispirazione".

"Sembra che l’ispirazione la trovi copiando immagini trovate su internet", replica a distanza, con amarezza, Helen Whittle. "Sono triste e arrabbiata che un artista senta il bisogno di copiare il lavoro di qualcun altro senza chiedere il permesso. E sono molto avvilita per il modo in cui la mia immagine, il ritratto di mia figlia, è stata utilizzata".

Sapremo presto quali saranno gli eventuali sviluppi legali di questa vicenda, nella quale Jorit come minimo fa una bruttissima figura. Intanto c’è da chiedersi chi ha invitato Ciro Cerullo a Mariupol e perché.

Sui social l’artista ha spiegato di essere nella città martoriata prima nel 2015 e poi – definitivamente – nel 2022 dai bombardamenti russi per un non meglio identificato "festival" e di aver trovato negli organizzatori dello stesso persone, "molto interessate alle cose internazionali e all’Italia". Le guerre si fanno anche così: l’invito a una manifestazione, un frettoloso lavoro artistico e tanta propaganda. Gratis? Jorit dice di si. Ma dovrà rispondere a molte domande. Che per ora nessuno gli ha fatto.

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