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Guerra in Ucraina

“La Russia con la retorica nucleare danneggia se stessa”: l’analisi degli esperti Onu

Nelle manovre annunciate dal Cremlino, sia i missili Iskander a corto raggio che i Kalibr a lunga gittata. “Testate dieci volte più potenti di quella di Hiroshima”. Ma l’utilizzo in battaglia “resta improbabile perché controproducente per Mosca”. Che con le minacce “può trovarsi tutto il mondo contro”. Fanpage.it ha intervistato i russi Baklitskiy e Podvig, ricercatori dell’Istituto Onu sul disarmo.
A cura di Riccardo Amati
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Vladimir Putin
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Di testate nucleari tattiche pronte all’uso la Russia ne ha centinaia. E ne basta una per far molti più danni che a Hiroshima. Nell’esercitazione a ridosso dell’Ucraina saranno usate quelle finte, costruite apposta per le manovre. Ma la larga scala dell’esercitazione e la sua prossimità a un fronte di guerra la rende inusitata e pericolosa. Dopo, le forze nucleari russe saranno più preparate. Cosa che di per sé può avvicinare l’eventualità di un loro utilizzo in battaglia. Utilizzo peraltro “controproducente per mosca sia dal punto di vista militare che da quello politico”, dicono gli esperti russi sentiti da Fanpage.it.

Manovre quasi inedite

“È un’esercitazione del tutto inusuale”, commenta Pavel Podvig, direttore del Russian Nuclear Forces Project. “Si caratterizza esplicitamente come un messaggio all’Occidente. Neanche quando la retorica nucleare era più forte, nel primo anno di guerra, ne sono state fatte di simili”. All’Unidir, l’istituzione delle Nazioni Unite che si occupa di disarmo e controllo degli armamenti, non ricordano esercitazioni nucleari tattiche russe dopo il 2020: “Non ne ho memoria. Ma soprattutto non ho memoria che manovre del genere siano mai state annunciate come risposta politica ad azioni o dichiarazioni di altri Stati”, spiega Andrey Baklistkiy, che all’Unidir studia le armi di distruzione di massa. “Inoltre, non ricordo altre esercitazioni nucleari tattiche in cui sia prevista l’azione combinata di forze di terra, marina e aviazione”. Da quanto ha comunicato il ministero della Difesa russo, l’esercitazione interesserà i missili Iskander, con una gittata di 400 chilometri, ma anche i Kalibr, che possono esser lanciati dal mare e arrivare fino a 2.500 chilometri di distanza. Oltre alle bombe a gravità, ai proiettili di artiglieria e a tutte le diavolerie che possano trasportare testate nucleari tattiche.

Pavel Podvig
Pavel Podvig

Dieci volte peggio di Hiroshima

Secondo le agenzie di intelligence occidentali, la Russia ha tra mille e le duemila testate del genere. “Ma hanno contato parecchia roba non più utilizzabile”, nota Baklistkiy. “Nei magazzini russi ci sono cariche nucleari obsolete sviluppate ai tempi dell’Urss e in via di smantellamento”. Il numero di quelle pronte per l’uso è comunque “nell’ordine delle centinaia”, conclude l’esperto. “Ma il numero conta poco”, aggiunge il suo collega Podvig. “Mica si lanciano barrage di atomiche tattiche”. Infatti. Semmai se ne lancia una. E per capire quanto anche una sia di troppo, si deve sfatare la visione comune secondo cui le armi nucleari tattiche sono a basso potenziale. “Vale forse per i proiettili di artiglieria, ma ci sono ordigni da centinaia di chilotoni e anche più. Un chilotone equivale a mille tonnellate di tritolo. La bomba di Hiroshima era da 15 chilotoni. La Bomba Zar sperimenta nel 1961 provocò un’esplosione da 50 megatoni: mezzo milione di tonnellate di tritolo. “L’umanità non scomparirebbe nel caso di utilizzo di armi nucleari tattiche”, sostiene Baklistkiy. “Ha effettuato centinaia di test nucleari, anche di enorme potenza. Eppure siamo ancora qui”.

La catena di comando

Nell’esercitazione si utilizzeranno testate “dummy”, ovvero finte. “Non c’è alcuna ragione per utilizzarne di vere”, assicura Podvig. Anche se i due tipi di testata sono conservati negli stessi magazzini e si potrebbe voler provare la procedura di rimozione e trasporto di entrambe. Le manovre saranno utili per testare e migliorare il livello di preparazione del 12° direttorato del ministero della Difesa: sono i militari che sovrintendono a ogni fase dell’utilizzo delle armi nucleari in Russia. “Il trasporto delle testate fino al sistema di lancio, aereo, terrestre o navale, avviene con autotreni”, ci spiega Podvig. Si tratta di movimenti che normalmente l’intelligence occidentale riesce a individuare. Via satellite o grazie a metodi più tradizionali di spionaggio. La catena di comando è lunga: l’ordine deve partire da Putin, poi ci sono il ministro della Difesa e il capo delle forze armate. A seguire, i vertici del 12° direttorato, i responsabili dello stoccaggio della testata. E gli ufficiali che devono predisporla per l’uso. Fino al capo del reparto che deve far fuoco. In ogni momento, man mano che si scende di livello, è possibile un sabotaggio. Nessuno si accorgerebbe se uno specialista anziché predisporre l’arma per l’uso previsto la rende invece innocua. L’esercitazione servirà anche a sviluppare automatismi che rendano improbabile o inefficace ogni ripensamento personale.

Andrey Baklistkiy
Andrey Baklistkiy

Non siamo alla guerra totale

“Non credo vi sia pericolo che le manovre russe vengano scambiate per la copertura di un effettivo utilizzo di armi atomiche”, sottolinea Andrey Baklitskiy. “Avrebbe potuto succedere se un’esercitazione simile la si fosse fatta nell’autunno del 2022, quando la minaccia nucleare del Cremlino era al massimo. Le conseguenze avrebbero potuto essere catastrofiche”. Ora, davanti a un annuncio ufficiale da parte di Mosca, la mossa è “telefonata” e fa meno paura. È dovuta a motivi politici e non militari. Gli esperti concordano sul fatto che l’utilizzo di armi nucleari tattiche sul fronte ucraino metterebbe a rischio le forze armate russe senza assicurare obiettivi tangibili. “E poi Putin si ritroverebbe tutto il mondo contro, Cina e sud globale compresi”, argomenta Podvig. La realtà è che le dichiarazioni francesi sulla possibilità di un intervento diretto della Nato e quelle di Londra sull’utilizzo senza limiti dei missili forniti a Kyiv ha creato nervosismo, a Mosca. E questa è la risposta politica. Se volesse davvero usare l’atomica, Putin potrebbe farlo tutt’al più a titolo dimostrativo: “Un test sotterraneo, o comunque in una situazione controllata”, dice Baklytsiy. “Non certo in battaglia”. Insomma, anche se in Ucraina arrivasse la Legione straniera molto difficilmente Putin proverebbe a distruggerla coi suoi chilotoni. Ma se succedesse? Come reagirebbe la Nato? Secondo l’esperto dell’Unidir “non scatterebbe automaticamente una rappresaglia nucleare”. Più probabile “una risposta convenzionale, massiccia ma limitata all’Ucraina o al territorio ucraino internazionalmente riconosciuto”.

Anche Mosca ha i suoi limiti

Insomma, non siamo ancora ad Armageddon. Anche se da oltre 26 mesi ci siamo avviati sulla strada per raggiungerla. Pavel Podvig è convinto che l’annuncio delle manovre russe potrebbe esser l’occasione per una salutare frenata. “Servirebbe subito una reazione ferma e unitaria della comunità internazionale. Per ribadire con ancor maggior forza la dichiarazione di Bali, dove il G20  ha definito inammissibile ogni tipo di minaccia nucleare. E per convincere Putin che queste manovre  e la narrativa ad esse connessa non portano alla Russia alcun tipo di sostegno e anzi gliene tolgono”. Al Cremlino, a quanto pare, seguitano a sottostimare l’avversione che la gente comune di ogni parte del mondo ha per l’incubo nucleare. Che i propagandisti di Mosca credono forse di aver sdoganato, visto che ne parlano come si parla del tempo che fa. Anche la loro formidabile propaganda però — sostiene Podvig e non è certo il solo — trova un limite di fonte alla coscienza collettiva degli esseri umani. Si tratta di esprimerla. Multilateralmente, al più alto livello possibile.

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