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L’America Latina è il nuovo epicentro della pandemia: “Entro agosto decessi quintuplicati”

L’America Latina è ufficialmente il nuovo epicentro globale della pandemia da Coronavirus. Lo hanno confermato l’Organizzazione Mondiale della Sanità e la Pan American Health Organization (PAHO), che lanciano l’allarme: “La situazione è destinata a peggiorare”. In Brasile, il paese più colpito, sono previsti 120mila morti entro l’inizio di agosto, ma occhi puntati anche su Cile, Perù e Venezuela dove i sistemi sanitari sono vicini al collasso.
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A cura di Ida Artiaco
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L'America Latina è ufficialmente il nuovo epicentro globale della pandemia da Coronavirus. Lo hanno annunciato l'Organizzazione mondiale della Sanità e la Pan American Health Organization (PAHO), che ha anche sottolineato che ormai il numero di nuovi casi e di decessi in questa parte del mondo ha superato quello di Europa e Stati Uniti, per un totale di oltre 2,4 milioni di contagi e più di 143.000 vittime. A preoccupare gli esperti è soprattutto il Brasile, dove la situazione diventa giorno dopo giorno sempre più esplosiva, ma anche Perù e Cile non scherzano, dovendo affrontare non solo l'ondata di Covid-19 ma anche la pesante crisi economica dovuta al lockdown. E la situazione è destinata a peggiorare nelle prossime settimane. Per questo, Carissa Etienne, direttore della PAHO, ha ribadito che per i paesi di questa regione "non è il momento di allentare le misure restrittive o ridimensionare le strategie di prevenzione. Bisogna rimanere forti, essere vigili. Abbiamo imparato da altri paesi cosa funziona e cosa no e dobbiamo continuare ad applicare questa conoscenza al nostro contesto". Secondo l'Organizzazione, entro la fine dell'estate i morti in America Latina saranno quintuplicati.

Crisi economica e sistemi sanitari al collasso in America Latina

Secondo gli esperti il virus è arrivato in America Latina alla fine dello scorso mese di febbraio. La situazione è andata via via peggiorando, sia per l'incapacità dei governi locali di attuare le misure necessarie al contenimento del contagio, con sistemi sanitari e funerari vicini al collasso ovunque, come dimostrano le numerose fosse comuni in cui vengono seppellite le vittime, sia per le economie non in grado di sostenere una crisi del genere, come è avvenuto in Europa o negli Usa. Senza dimenticare l'impatto della Covid su altri tipi di patologie, di cui soffre la popolazione. Per questo Etienne ha esortato le amministrazioni locali a garantire che i servizi sanitari di routine non vengano interrotti, perché ciò potrebbe innescare una "pandemia parallela di morti prevenibili dovute a malattie non trasmissibili".

Il caso Brasile: entro agosto quasi 120mila morti

Il Brasile è il Paese più colpito dell'America Latina dalla pandemia, secondo al mondo per numero di contagi e decessi, dopo aver scavalcato la Russia e immediatamente dietro gli Usa. Al momento sono più di 390mila i casi confermarti e 24.512 i morti su 200 milioni di abitanti, ma la situazione peggiorerà ancora. Secondo i calcoli della PAHO, entro la fine di giugno ci saranno almeno 1.020 vittime al giorno, che porteranno il bilancio totale a quasi 120mila decessi entro il 4 agosto. Eppure, il presidente Jair Bolsonaro continua a minimizzare la pandemia, definendo l'infezione da Coronavirus poco più che una influenza e sostenendo che c'è un allarmismo esagerato. Ha addirittura accusato i governatori locali di aver deciso misure di contenimento del contagio eccessive, che distruggeranno l'economia e che produrranno difficoltà ben peggiori dell'emergenza sanitaria.

Dal Cile al Perù: ecco i sorvegliati speciali dell'Oms

Tuttavia, il Brasile, nonostante i numeri, non è il Paese con il più alto tasso di mortalità e di infezione della regione. Da questo punto di vista, gli occhi sono puntati sul Cile, che ha un tasso di 3.800 casi per milione di abitanti e sul Perù, con 3.600 per milione di abitanti, rispetto a un tasso di circa 1.700 per milione in Brasile. In Cile, il presidente Pinera ha ammesso che il sistema sanitario è sotto pressione e "molto vicino al limite" a causa di un recente rapido aumento dei casi. A Santiago, la capitale del paese, è scoppiata anche la protesta nei giorni scorsi per la carenza di cibo in seguito al rigido blocco delle attività imposto per contenere il contagio. Anche in Ecuador i cittadini sono scesi in piazza martedì contro le misure restrittive imposte dal governo, mentre sono già 150mila coloro che hanno perso il lavoro. Pure in Venezuela la situazione è al limite: qui addirittura negli ospedali si registra la mancanza di acqua potabile oltre che di dispositivi di protezione individuale. I casi confermarti da Caracas sono solo 1100 e una decina i decessi, ma potrebbero non corrispondere alla realtà. Sorvegliate speciali dell'Oms e dalla PAHO sono anche El Salvador, Guatemala e Nicaragua. "Ora è il momento di agire – ha concluso Etienne -. La vita e il benessere di milioni di persone in tutta la nostra regione dipendono da cosa saremo in grado di fare da ora in  poi".

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