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L’accusa di Erdogan: “I Paesi occidentali si schierano con i terroristi”

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan torna ad attaccare pubblicamente i Paesi della Nato e i paesi dell’Unione europea accusandoli di sostenere i combattenti curdi, che Ankara ritiene essere terroristi. Lancia poi un ultimatum alle truppe curde intimando di sospendere ogni tregua: “Se non si completerà entro domani sera il ritiro delle milizie curde dalla zona di sicurezza turca nel Nord-Est della Siria, non ci sarà alcuna estensione della tregua”.
A cura di Francesco Di Blasi
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Torna ad attaccare i Paesi della Nato e i paesi dell'Unione europea il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che oggi li accusa pubblicamente di schierarsi dalla parte dei terroristi: "Riuscite a crederci? Tutto l'Occidente si è schierato con i terroristi e ci ha attaccato", ha detto Erdogan denunciando l'isolamento di Ankara. La posizione turca sembra essere chiara: i curdi sono considerati terroristi. Differente invece è la posizione dei Paesi occidentali che in tempi recenti nei curdi hanno trovato un ottimo alleato per la guerra contro gli jihadisti dell'ISIS. A riguardo il ministro degli Esteri Luigi Di Maio aveva dichiarato: "Azioni unilaterali rischiano solo di pregiudicare i risultati raggiunti nella lotta contro la minaccia terroristica, a cui l'Italia ha dato un significativo contributo nell'ambito della Coalizione anti-Daesh e destabilizzare la situazione sul terreno".

Erdogan però non è nuovo ad attacchi contro i paesi Nato e in particolare contro i paesi dell'Unione europea. All'inizio dell'operazione militare contro il popolo curdo, chiamata "Fonte di pace", il presidente turco aveva già minacciato i paesi dell'Unione dicendo: "Se l'Unione europea non la smetterà di contestare l’operazione militare turca in Siria, Ankara aprirà le frontiere e lascerà che i rifugiati siriani riprendano la loro strada verso l’Europa".

Momenti di forte tensione nei giorni scorsi anche durante una telefonata tra il nostro presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l'uomo forte della Turchia, dopo il fermo e reiterato invito di Conte a interrompere ogni iniziativa militare. Erdogan era sembrato più accondiscendente con gli Stati Uniti che avevano minacciato pesanti sanzioni economiche al Paese e aveva accettato la proposta statunitense di fermare per cinque giorni le operazioni militari nel Nord-Est della Siria per dare il tempo ai combattenti curdi di lasciare le aree interessate dal conflitto. La tregua è stata vista da molti come una vittoria di Ankara che, secondo l'accordo negoziato con Donald Trump, di fatto otterrebbe una "safe zone" in territorio siriano senza combattenti curdi. Nonostante il cessate il fuoco in parte disatteso, il presidente turco è tornato ad alzare la voce nelle ultime ore sostenendo che: "Se non si completerà entro domani sera il ritiro delle milizie curde dalla zona di sicurezza turca nel nordest della Siria, non ci sarà alcuna estensione della tregua".

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