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L’accordo (non più) segreto tra Pfizer e Israele: “Vaccini in cambio di dati”

Israele e Pfizer hanno firmato un accordo, come ha reso noto il ministero della Salute dopo le sollecitazioni delle organizzazioni che lottano per la protezione della privacy, secondo il quale il Paese avrebbe fornito alla casa farmaceutica tutti i risultati delle vaccinazioni, compresi i dettagli di ogni singola puntura fino al braccio di inoculazione, in cambio di 10 milioni di dosi del vaccino contro il Coronavirus.
A cura di Ida Artiaco
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Mentre nei paesi europei la campagna di vaccinazione anti Covid procede a rilento, complici i ritardi nelle consegne delle dosi da parte delle aziende farmaceutiche, in Israele la somministrazione delle dosi del siero di Pfizer-BioNtech procede a gonfie vele. Dal 20 dicembre, giorno di inizio del piano, ne sono già stati distribuiti ben 2 milioni e 700 mila, pari a oltre il 26% della popolazione, con l'obiettivo di coprire entro la fine di marzo in totale 9,2 milioni di persone, senza contare i più giovani, per rendere il Paese "il primo al mondo a sconfiggere la pandemia di Coronavirus", come ha sottolineato più volte il primo ministro Benjamin Netanyahu. Ma il merito di questo primato non sarebbe non soltanto dovuto all'efficiente sistema sanitario pubblico molto strutturato. Secondo alcune fonti, come riporta anche il Corriere della Sera, lo Stato ebraico non solo ha pagato molto di più per accaparrarsi le dosi di vaccino, fino al doppio di americani ed europei, ma ha anche stipulato un accordo segreto con Pfizer.

Il ministero della Sanità ha infatti firmato un accordo con la casa farmaceutica con il quale ha garantito di fornire tutti i risultati delle vaccinazioni, compresi i dettagli di ogni singola puntura fino al braccio di inoculazione, tra cui le informazioni sull'età, il sesso e la storia medica di coloro che hanno ricevuto il vaccino, trasformando di fatto Israele in una sorta di grande laboratorio. In cambio avrebbe ricevuto 10 milioni di dosi del vaccino contro il Coronavirus, compresa la promessa di spedizioni di 400.000-700.000 dosi ogni settimana. La notizia ha messo in allarme le organizzazioni che lottano per la protezione della privacy, anche se il governo ha assicurato che a Pfizer vengono fornite solo statistiche generali e pubbliche, senza dati personali o che comunque potrebbero far identificare i soggetti a cui è stata somministrata la dose di vaccino. Una petizione presentata in tribunale da queste associazioni ha costretto il ministero della Sanità a rendere pubblico quell’accordo, seppur in parte, per "aumentarne la trasparenza".

Nel caso in cui vengano fornite accidentalmente informazioni che rendono identificabile l'identità di un paziente, il contratto richiede a Pfizer di trattarle come riservate e di restituirle al mittente. L'accordo vieta inoltre all'azienda farmaceutica statunitense di tentare di ottenere informazioni sull'identità dei pazienti dai dati che riceve."L’obiettivo è analizzare solo i dati epidemiologici per determinare se l’immunità di gregge viene raggiunta dopo una certa percentuale di vaccinati", si legge. Per velocizzare le operazioni il documento è stato approvato senza il parere della commissione Helsinki deputata a definire le regole per le sperimentazioni mediche sugli esseri umani.

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