Kiev, il camionista Michal trasporta i civili ucraini in fuga in Polonia: “Al servizio delle persone”

Il giorno dopo l'aggressione russa nei pressi di Kiev, chi è rimasto in città cerca di allontanarsi via terra. Le dogane sono quasi tutte bloccate e riuscire a superarle è ormai un'impresa. In Ucraina le notizie che circolano sono frammentarie e nessuno riesce ad accertarne la veridicità con assoluta sicurezza. "Sono tante le persone che cercano ancora di allontanarsi dal Paese – ha raccontato a Fanpage.it un cittadino ucraino residente nella città -. Gli uomini dai 18 ai 60 anni non possono lasciare l'Ucraina, o almeno questo è ciò che sappiamo. Io da volontario resterò qui per aiutare il mio Paese, ma tanti altri che hanno figli piccoli o anziani in famiglia cercano di scappare. L'unico modo per farlo è seguendo le auto. Questa è l'unica speranza".
A Kiev sono poche le persone provviste di un'automobile personale: prima dell'arrivo dei russi, la maggior parte dei residenti si spostava da una parte all'altra della città con i mezzi pubblici. Per questo motivo chi non ha come allontanarsi cerca di organizzarsi con gli altri. Il punto di incontro per organizzare le auto per fuggire sono diventati gli hotel. Chi non riesce a raggiungere fisicamente un albergo diffonde i propri appelli sui social. "Cerco due posti in auto – scrive Roberto, italiano in Ucraina – per mia moglie e mia figlia. Sono disposto a pagare qualsiasi cifra". Sotto il post le persone lanciano le loro richieste di aiuto o cercano di darsi una mano.
C'è poi chi cerca di dare una mano anche sulla linea divisoria tra un Paese e l'altro: è il caso di Michal, di Varsavia, che da ore ormai sta diffondendo il proprio numero di cellulare sui social network. Si offre di trasportare le persone dal confine ucraino all'interno della Polonia. "Ovunque – spiega a Fanpage.it-. Nella vita faccio il camionista per un'azienda di trasporti e ho intenzione di mettermi a disposizione delle persone in fuga. Sono disposto ad andarle a prendere e portarle ovunque vogliano nel Paese".

L'iniziativa di Michal non è rimasta isolata: sui social centinaia di utenti rispondono ai suoi video in diretta, offrendo stanze di albergo e posti letto negli appartamenti. Il camionista è riuscito a creare in poco tempo una rete di colleghi che, coordinandosi con lui, si occupa di recuperare e trasportare chi riesce ad arrivare dall'altra parte del confine, sul suolo polacco. Una rete di aiuti spontanea che cerca di mantenersi in costante collegamento con le auto che fuggono da Kiev.
Bombardamenti in strada
"Adesso fuggire in auto non conviene – racconta Tanya -. Sembra che i russi stiano bombardando le strade. Non ne siamo sicuri, ma queste sono le informazioni che arrivano. Le code di macchine sono molto lunghe ed è difficile riuscire a raggiungere la frontiera. Non sempre chi ci riesce può poi passare dall'altra parte. Si tratta di un rischio che le persone sono disposte a correre". Funziona così: chi vuole partire e non sa a chi rivolgersi raggiunge un albergo, poi cerca di accordarsi con chi è lì. La gente mette a disposizione i propri veicoli. "E' meglio viaggiare in gruppo, perché c'è anche il timore delle rapine e delle aggressioni adesso. Viaggiare in tanti è più sicuro, poi c'è tanta gente che ha bisogno di un passaggio. Alcuni si fanno pagare per poi permettersi il carburante, altri invece cercano di offrire un posto auto senza neppure chiedere denaro in cambio. I primi a partire ovviamente sono i bambini con le loro madri". Ci sono anche taxi disposti a percorrere la tratta. Un'avventura senza garanzie che però diversi veicoli a noleggio hanno deciso di affrontare. Anche loro raggiungono i parcheggi degli hotel e cercano di dividersi i passeggeri per trasportarli al confine.