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Guerra in Ucraina

Jet russo contro drone Usa, il generale Battisti spiega perché non si rischia escalation tra i due paesi

Nessun rischio di escalation nella tensione tra Stati Uniti e Russia dopo la collisione tra il jet di Mosca e il drone Usa. Lo spiega a Fanpage.it il generale Giorgio Battisti: “Dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina c’è un contatto diretto tra Stati Uniti e Russia in modo che questo tipo di incidenti, che capitano molto spesso, non siano interpretati come provocazioni da una parte e dall’altra”.
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Intervista a Generale Giorgio Battisti
Ex comandante del Corpo d’Armata di Reazione Rapida della NATO in Italia
A cura di Chiara Ammendola
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Guerra in Ucraina

La tensione tra Stati Uniti e Russia sembra essere rientrata dopo che un caccia militare russo si è scontrato con un drone statunitense mentre entrambi sorvolavano il Mar Nero al largo delle coste dell'Ucraina. L'ambasciatore russo a Washington Anatoly Antonov, convocato al Dipartimento di Stato americano ha dichiarato che la Russia non vuole lo scontro con gli Usa, e finora lo scontro tra i due paesi è stato solo verbale, come spiegato a Fanpage.it dal generale Giorgio Battisti.

“Si tratta di un evento che ha avuto una forte risonanza mediatica – le sue parole – ma sul lato pratico non ha valore, perché come spiegato più volte dal Pentagono, dall'inizio dell'invasione russa in Ucraina c'è un contatto diretto tra Stati Uniti e Russia per condividere informazioni che possano far in modo che questo tipo di incidenti, che capitano molto spesso, non siano interpretati come provocazioni per arrivare a un confronto diretto”.

Generale c'è il rischio di una escalation di tensione tra Stati Uniti e Russia?
Anche alla luce delle dichiarazioni ufficiali non c'è niente che faccia pensare a una esasperazione tra le due parti, sia dal punto di vista verbale, dunque diplomatico e politico, che pratico. Basti pensare alla Guerra Fredda e agli incidenti avvenuti in quel periodo, che sono ben più gravi, come aerei caduti, collisioni volute tra navi militari, e ancora in tempi più recenti abbiamo avuto il missile caduto in Polonia a pochi metri dal confine, catalogato subito dal presidente statunitense Joe Biden come un incidente.

Generale Giorgio Battisti
Generale Giorgio Battisti

In quel caso l'unico a puntare il dito in maniera decisa è stato il presidente ucraino Zelensky
È chiaro che Zelensky cerca di tutelare la posizione del proprio governo e del proprio paese che, ricordiamolo, è quello aggredito. Lui cerca di ottenere supporto da parte dell'Occidente ed è colui che ha interesse a esasperare eventi come questo che, come ho detto, accadono molto più spesso di quanto pensiamo. Ovviamente se al posto di quel drone, che era disarmato, ci fosse stato un velivolo pilotato da un equipaggio statunitense forse sarebbe stata diversa la reazione, ma non possiamo saperlo.

Il presidente russo Putin ha detto che l'operazione speciale in Ucraina è ora "un conflitto per garantire l'esistenza della Russia"
Putin ha sempre detto che questa operazione speciale aveva l'obiettivo di tutelare il Donbass, soprattutto perché, dal suo punto di vista, era la Russia a essere aggredita dal regime filo-nazista ucraino e poi dai paesi Nato. Oggi queste parole di Putin possiamo interpretarle in due modi: uno riguarda il messaggio rivolto alla popolazione russa in merito ai morti registrati tra le fila russe dall'inizio della guerra, che sono tanti, tantissimi, sono numeri da II Guerra Mondiale. Lui deve dare motivazioni di queste perdite ai suoi cittadini.

Un carro armato ucraino verso le posizioni russe in prima linea nei pressi di Bakhmut
Un carro armato ucraino verso le posizioni russe in prima linea nei pressi di Bakhmut

Poi c'è la velata minaccia verso l'Occidente, in particolare gli Stati Uniti, sul tema del nucleare, questo perché l'utilizzo di un'arma nucleare è prevista nel caso estremo in cui la Russia rischi di soccombere a seguito di un'aggressione. Questo periodico ribadire che è la Russia ad essere aggredita non fa altro che richiamare e quindi minacciare un impiego dell'arma nucleare.

Teme che ci sia un rischio concreto in merito all'utilizzo di armi nucleari?
No, non credo, a meno che, come dicono molti analisti, possa essere in gioco il mantenimento della sovranità sulla Crimea. C'è una cosa che sfugge a molti: nel 1996 il segretario generale Onu aveva posto un quesito chiedendo una valutazione sull'impiego di armi nucleari alla Corte internazionale di giustizia, principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, sul fatto che potesse essere considerato proibito oppure no. L'arma nucleare non è proibita qualora un paese la utilizzi come ultima risorsa prima di soccombere, per questo queste parole di Putin richiamano a un perimetro di legittimità circa un eventuale uso di arma nucleare.

È chiaro che un conflitto classico attuale finisce o con un cessate il fuoco in seguito a un accordo oppure quando una delle due parti soccombe, ma con un'arma nucleare c'è il rischio di arrivare in questo cosiddetto Armageddon in cui tutti possono soffrire. Io non collego Bakhmut con questa sottolineatura dell'aggressione russa subita dalla Nato. Quella di Bakhmut è un'aspra battaglia con forte logoramento di uomini e materiale, e punizioni. Quello di Putin ha un richiamo e un valor soprattutto ben più alto e strategico politico.

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A proposito di Bakhmut, la battaglia in corso che tipo di strategia russa ci riconsegna?
Nel 2014 le forze armate ucraine hanno iniziato a combattere contro i russofoni nel Donbass e viceversa, in quel periodo si sono venuti a formare diversi fronti: la prima linea difensiva fortificata era quella più a oriente ed è già stata occupata dai russi, Bakhmut è quella centrale sulla quale si combatte oggi, poi c'è una terza linea difensiva ancora occupata dalle forze ucraine.

La battaglia per Bakhmut, come è accaduto per Mariupol, può avere diverse interpretazioni e ce n'è una di prestigio, che ha valenza propagandistica, soprattutto da parte ucraina con la cittadina che è diventata simbolo della resistenza di Kiev. Da parte dei russi occupare questa città sarebbe il primo successo dopo mesi e mesi di sconfitte, come quando hanno dovuto lasciare Kherson o quando sono stati costretti alla fuga da Kharkiv. Perdere decine di migliaia di soldati per una cittadina può sembra difficile da capire, però a volte il prestigio e la propaganda travalicano il valore stesso di quell'operazione.

Secondo un articolo del Washington Post le truppe di Kiev sarebbero alle prese con una scarsità di uomini ma anche di munizioni, cosa che avrebbe abbassato di molto il morale dei soldati
Chi si trova in quelle trincee è normale che possa chiedersi cosa stia facendo, soprattutto dopo la richiesta di ritiro da parte dei generali ucraini e il no di Zelensky, ma i soldati finiscono per far il proprio mestiere alla fine, perché è ciò che gli viene insegnato. Ben più complesso è il tema delle munizioni, perché ormai una larga parte dell'artiglieria ucraina è occidentale, e tutti i paesi occidentali, compresi gli Stati Uniti, non hanno più prestato attenzione ad avere grosse scorte di munizioni dopo la II Guerra Mondiale e questo è una problema che si proporrà in maniera sempre più frequente nei prossimi mesi.

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