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Isis, forze speciali Usa in Iraq: “Cattureremo o uccideremo i terroristi”

Duecento uomini delle forze speciali Usa sono arrivati in Iraq per condurre operazioni contro lo Stato islamico. Lo ha annunciato il segretario alla Difesa Ashton Carter.
A cura di Susanna Picone
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Si rafforza la presenza di militari americani nelle terre occupate dall’Isis. Duecento uomini delle forze speciali Usa sono arrivati in Iraq per condurre operazioni contro lo Stato islamico. L’annuncio è stato dato dal segretario alla difesa Usa Ashton Carter. Le forze speciali sono pronte a lavorare con gli iracheni “per uccidere o catturare comandanti e miliziani jiadisti ovunque li troviamo”, ha spiegato il capo del Pentagono. Gli uomini fanno parte della 101st Airborne Division (101ma Divisione aviotrasportata) che secondo i piani del pentagono schiererà circa 500 soldati tra Iraq e Kuwait. Carter ha detto che la riconquista di Raqqa in Siria e di Mosul in Iraq sarebbero la chiave della lotta contro il sedicente Stato Islamico, perché le due città rappresentano “il centro di gravità del potere militare, politico, economico e ideologico dell'Isis”. La task force americana potrà compiere operazioni unilaterali anche in Siria, ha riferito Carter, che ha ricordato che la prossima settimana incontrerà a Parigi i colleghi di altri Paesi. “Ogni nazione ha un interesse significativo nel completare la distruzione di questa organizzazione malvagia, e dobbiamo includere tutte le capacità che possiamo portare in questo campo”, ha spiegato.

Già il mese scorso il segretario americano alla Difesa aveva annunciato l'intenzione di dispiegare nuove forze speciali in Iraq per combattere lo Stato Islamico. Il premier iracheno Haider Al-Abadi ha commentato l’annuncio di Carter affermando che “non c'è necessità di truppe di terra straniere da combattimento” e sollecitando invece più armi, addestramento e sostegno all'esercito iracheno da parte dei partner internazionali di Baghdad. Il premier iracheno ha anche ammonito che qualsiasi operazione speciale contro l’Isis nel suo Paese richiede l’approvazione del governo e il coordinamento con le forze irachene, nel pieno rispetto della sovranità nazionale.

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