Influencer pakistana uccisa a colpi di pistola nella sua casa: 22enne confessa l’omicidio e viene arrestato

Lunedì scorso, una giovane influencer pakistana è stata assassinata nella sua casa di Islamabad. Ad uccidere la 17enne è stato Umar Hayat, ragazzo di 22 anni originario della città di Faisalabad, che ha confessato l'omicidio. L'uomo, figlio di un ex funzionario pubblico, le ha sparato due colpi di pistola ed è scappato portandosi via il telefono della vittima. L'episodio è avvenuto davanti agli occhi increduli della madre che ha compilato un rapporto di polizia.
Dal documento, si evince che la minorenne è stata raggiunta da due proiettili al petto ed è stata successivamente trasportata in ospedale, dove, però, è deceduta a causa delle profonde lesioni. Sembra che il motivo dell'assassinio sia dovuto ai continui tentativi da parte del killer di contattare la giovane, che, però, si sarebbe sempre rifiutata.
Profondamente addolorati per la perdita dell'unica figlia, i genitori si sono riuniti nella città di Chitral, dove la ragazza è stata sepolta. Intervenuto ai microfoni della BBC, il padre della vittima ha voluto ricordare il grande coraggio della sua bambina. Nel corso dell'intervista, l'uomo ha dichiarato di non aver mai sentito parlare di né di Hayat né di sue eventuali minacce o di comportamenti aggressivi ai danni della vittima.
Nel frattempo, i poliziotti hanno fatto accertamenti in alcune zone di Islamabad e della provincia del Punjab, luogo di provenienza dell'indagato. Inoltre, le forze dell'ordine stanno visionando le immagini filmate di 113 telecamere. Intanto, l'arma del delitto e il telefono della vittima sarebbero state recuperate.
La minorenne, popolare in Pakistan, creava contenuti sulla piattaforma social Tik Tok. Giunta la notizia della sua morte, si è scatenata un'ondata d'indignazione e di solidarietà, anche se sono stati in molti anche coloro che hanno criticato le sue scelte lavorative. "Si chiedono perché pubblicasse così tanto e suggeriscono alla famiglia di rimuovere i suoi profili social, perché aggravano i suoi peccati" ha spiegato alla BBC Usama Khilji, direttore del gruppo per la difesa dei diritti digitali Bolo Bhi.