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Inferno talebano a Kabul: 47 morti e oltre 60 feriti

Dopo 18 ore di vera e propria guerra, nella capitale dell’Afghanistan è tornata la calma. Ma il bilancio della “offensiva di primavera” lanciata dai ribelli talebani è drammatico: tre civili, otto militari e 36 Talebani uccisi. Ed “è solo l’inizio” scrivono gli attentatori su Twitter.
A cura di Biagio Chiariello
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dopo 18 ore di battaglia nella capitale dell afghanistan torna la calma

Al termine di un durissimo combattimento durato più di 18 ore a Kabul, si può davvero parlare di quiete dopo la tempesta. Il bilancio definitivo dell'offensiva lanciata dai talebani è tragico:  tre civili, otto militari e 36 talebani uccisi. Ad annunciarlo il ministro della Difesa afgano Bismillah Mohammad, che ha parlato anche di 65 feriti tra forze di sicurezza e civili. Mentre i funzionari del ministero, spiegano che gli edifici nella capitale nei quali si erano asserragliati i ribelli sono stati liberati e messi in sicurezza. «Tutti gli assalitori sono morti» rassicura il ministro dell'Interno Sediq Sediqqi.

Una vera e propria battaglia quella iniziata intorno a mezzogiorno in sette diverse zone dell'Afghanistan. Un attacco coordinato messo in atto dai guerriglieri talebani che hanno sconvolto innanzitutto il cuore di Kabul. Razzi ed esplosioni hanno preso di mira i palazzi del potere: prima le ambasciate britannica e americana, poi il Parlamento. Qui alcuni combattenti sono riusciti a penetrare nella struttura. Colpita anche la base Nato e vari edifici pubblici non lontani dal palazzo presidenziale, incluso un hotel, il Kabul Star, appena edificato. Contemporaneamente è stato sferrato un attacco al centro ISAF, Camp Warehouse, 10 chilometri a est di Kabul, mentre colonne di fumo si sono alzate. Sventato un attentato nei confronti dell'abitazione del vicepresidente Khalili, mentre un portavoce dei mujaheddin riferiva anche di aver «attaccato il compound del presidente del Karzai».

La rivendicazione degli attentati talebani è arrivata dal portavoce dell'Emirato islamico dell'Afghanistan, Zabihullah Mujahid, tramite un messaggio postato su Twitter. L'inferno provocato a Kabul ha «segnato l'Offensiva di Primavera». Si tratta di un assalto che i talebani lanciano al termine di ogni inverno nei confronti delle forze di sicurezza afghane e straniere. A fomentare la furia talebana ci hanno pensato i recenti fatti di cronaca. Mujahid spiega infatti che gli attacchi di ieri rappresentato una ritorsione per le copie del Corano in fiamme,  per il filmato che mostra i marine che urinano sui cadaveri di nemici e per la strage di civili compiuta da un soldato americano a Kandahar. E questo «è solo l'inizio», ha precisato Mujahid.

L'offensiva talebana getta sicuramente delle ombre sull'amministrazione della missione ISAF delle forze occidentali, da oltre dieci anni in Afghanistan per fornire supporto al governo del Paese nel «mantenimento della sicurezza». Ma la fragilità del sistema di sicurezza occidentale ieri è apparsa lampante. Non è la prima volta che i mujaheddin adottano la strategia offensiva che ha seminato il panico in tutto il paese: i kamikaze fanno il lavoro sporco, facendosi esplodere. Così aprono la strada ad altri terroristi che prendono di mira gli obiettivi prescelti. E non è certo un caso se qualche mese fa, un militare USA, Daniel Davis, ha ammesso il fallimento della missione ISAF. In un articolo intitolato "Verità, menzogne e Afghanistan: come i capi militari ci hanno deluso", pubblicato nel giornale delle Forze Armate Usa, il militare ha spiegato che l'esercito americano ha presentato un'immagine poco realistica del cammino fatto dalla coalizione internazionale in Afghanistan ed ha dissimulato i problemi del governo di Kabul. La realtà dei fatti è che, da una parte, le autorità afgane  non danno il giusto supporto alle popolazione, dall'altra, le forze di sicurezza locali sono riluttanti a compiere il proprio ruolo contro i terroristi e, anzi, agiscono spesso in collusione con i talebani.

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