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Guerra in Ucraina

Il consigliere del Cremlino dopo la telefonata Putin-Trump: “Usa e Russia d’accordo, Kiev senza vere opzioni”

Il consigliere del Cremlino Suslov a Fanpage.it “Nella telefonata con Putin, Trump ha sposato l’approccio russo”. Niente cessate il fuoco, delegazioni di nuovo al tavolo a giugno. “Ma Zelensky dovrà accettare le nostre condizioni”. L’ex diplomatico russo Bondarev: “Trump mediatore incapace ed Europa inutile”.
A cura di Riccardo Amati
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Nessuna fretta di fermare la strage. La terza telefonata tra Vladimir Putin e Donald Trump è stata più cinica delle precedenti. Un successo dello zar. Perché si è archiviata la possibilità di un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni, proposto dagli Stati Uniti oltre due mesi fa, accettato dall’Ucraina e sostenuto dall’Europa. Se una tregua ci sarà, dovrà seguire a un accordo che preveda la risoluzione di quelle che Mosca considera “le cause profonde” della guerra. Come voleva Putin. Un accordo che somiglierebbe parecchio alla resa di Kiev.

Come voleva Putin

“Il risultato principale della telefonata è che il presidente Usa ha pienamente sostenuto l’approccio russo alla risoluzione del conflitto”, dice a Fanpage.it l’adviser del Cremlino Dmitry Suslov, al corrente di tutto quel che si sono detti i due capi di Stato. “È stata quindi accantonata l’idea occidentale di un cessate il fuoco prematuro, che verrebbe usato per riarmare l’Ucraina, e si lavorerà a un trattato di pace definitivo, attraverso negoziati bilaterali tra Russia e Ucraina”. La posizione sempre sostenuta da Mosca. E che “ora è condivisa da Trump, cosa che segna un cambiamento significativo nella linea degli Stati Uniti”, riferisce Suslov. I negoziati bilaterali proseguiranno probabilmente in giugno, con un format simile a quello visto la settimana scorsa a Istanbul.

Le “lezioni” di Medinsky

A capo della delegazione russa potrebbe essere ancora Vladimir Medinsky, che c’entra poco con la diplomazia: storico autodidatta, è stato ministro della Cultura ed è oggi a capo della commissione che sovrintende alla ricostruzione della Storia propinata nelle scuole patrie. È lui che ha ispirato — e in parte scritto — gli interventi in cui Putin sostiene che l’Ucraina non esiste. Al tavolo di Istanbul-2 si è sbilanciato in un’analogia con la Guerra dei 21 anni di Pietro il Grande contro la Svezia per spiegare che la Russia è pronta a combattere molto a lungo, come allora. Era l’inizio del 1700. Medinsky propone una narrazione della Storia che legittima l’invasione dell’Ucraina paragonandola alla “riconquista” di terre russe da parte dello zar Pietro. E cita Napoleone affermando che “la guerra e i negoziati vanno di pari passo”. Non sembra proprio l’uomo giusto per metter fine alla carneficina.

Compromessi e fantasia

“La guerra continuerà”, nota l’ex diplomatico russo Boris Bondarev, dimessosi in polemica con la politica estera del suo Paese e attualmente in esilio. “Mosca ha appena messo a segno l’attacco di droni più massiccio di sempre sull’Ucraina ma nessun leader occidentale sembra rendersene conto”, spiega a Fanpage.it. Gli facciamo presente che però lo stesso Putin dopo aver discusso con Trump è tornato a parlare di possibili compromessi. E che comunque è ripreso un dialogo che include Kiev. “Ma quali compromessi”, risponde Bondarev. “Perché mai Putin dovrebbe fare concessioni? Nessuno sta obbligandolo a cedere, nessuno lo spinge a pensare che la guerra potrebbe non essere un vantaggio”.

Putin è tranquillo

Putin si sente sicuro: la repressione soffoca il dissenso, l’economia regge, le sanzioni vengono aggirate, ha soldi, i volontari a contratto per il fronte non mancano: muoiono ma sono sostituibili. Cina e India lo sostengono, Iran e Corea del Nord gli forniscono armi. E sono veri alleati, a differenza di quanto succede all’interno della NATO, considerata irrilevante. Putin, insomma, non si fermerà perché ritiene di poter vincere. “Vede l’Ucraina in difficoltà, e ritiene che l’aiuto occidentale a Kiev stia svanendo. Crede che tra sei mesi o un anno per il nemico sarà la disfatta. E lui vincerà. Parlare oggi di compromessi è pura fantasia”.

Trump si sfila, anzi no

È paradossale che, nonostante punti di vista diametralmente opposti, i commenti di Dmitry Suslov e di Boris Bondarev in parte coincidano. Entrambi sostengono — a differenza di altri osservatori — che Trump non stia disimpegnandosi dal tentativo di arrivare a una pace. Non sta interrompendo l’assistenza militare all’Ucraina, intelligence compresa. E mantiene le sanzioni dell’amministrazione Biden. L’unica novità è che adesso “Trump non impone più i termini della pace e lascia che siano Mosca e Kiev a decidere”, sottolinea Suslov. Esattamente quel che voleva Putin lanciando l’idea dei negoziati di Istanbul. “La Russia potrebbe essere utile per gli Stati Uniti in termini di cooperazione economica e nel quadro più ampio delle relazioni in Medio Oriente, Eurasia ed Europa”, secondo il consulente del Cremlino. “Questo è un motivo per cui il presidente Usa ha sostenuto l’approccio russo ai negoziati sull’Ucraina”.

Il peggiore dei mediatori possibili

Se l’analisi di Bondarev è simile, il giudizio dell’ex diplomatico sul ruolo di Trump è però caustico: “È il peggior mediatore possibile: la mediazione richiede equilibrio, non imporre una parte sull’altra. L’Ucraina sarebbe messa meglio senza mediazione Usa, perché un vero mediatore calma il conflitto, dà stabilità e guida le parti verso una soluzione. Trump fa l’opposto: è imprevedibile, confuso, destabilizzante. Ogni sua uscita crea incertezza. È un sabotatore, e appare anche poco lucido”. Qualunque cosa abbia detto a Putin, “è chiaro che quest’ultimo sta solo guadagnando tempo”, commenta Bondarev. Forse, il suo vero obiettivo.

Europa non pervenuta

Senza appello, sebbene da prospettive opposte, la valutazione dei due esperti russi di politica internazionale sulle posizioni dell’Europa: “La telefonata tra Putin e Trump evidenzia una nuova umiliazione per il vecchio continente, che mostra il suo ruolo marginale nella politica mondiale”, argomenta Suslov. “I tentativi di convincere Trump a sostenere sanzioni più dure e maggiore assistenza militare all’Ucraina sono falliti. L’Europa non determina né le realtà sul campo né le narrazioni”. Il presidente statunitense non è interessato all’Europa e privilegia di gran lunga il “processo di normalizzazione” russo-americano, reputano al Cremlino.

“Pace attraverso la forza”?

“Gli europei sono rimasti a mani vuote, ma la loro delusione di fronte al rifiuto del cessate il fuoco da parte di Putin è difficile da capire”, dice Bondarev. “I leader dell'Ue si sono comportati come mendicanti. Non hanno nemmeno provato a obbligare seriamente  Mosca a cercare la pace. La resistenza militare ucraina e le sanzioni non bastano. Perché Putin sa che l’Occidente vuole uscire dal conflitto senza perdite – e che questo è impossibile. Non si tratta di una disputa da risolvere con una soluzione win-win come vorrebbero gli europei – ‘una vittoria senza sconfitti’. Se questo non sarà compreso, Putin vincerà”. Per Bondarev, solo la consapevolezza, da parte di Putin e dell’élite russa, dell’impossibilità di raggiungere i propri obiettivi e del rischio di perdere il potere può portarli a cambiare rotta. Ma serve una strategia globale fondata su forza militare e pressione politica internazionale. Al momento assente. La “coalizione dei volenterosi” dovrebbe alzare di molto l’asticella.

Déjà vu

I colloqui russo-ucraini previsti nelle prossime settimane rischiano di rimanere sterili: le richieste russe restano quelle del dicembre 2021, ribadite nel fallito negoziato di marzo aprile 2022. Comprendono la demilitarizzazione del Paese invaso, un’ingerenza di Mosca negli affari interni di Kiev su alcune materie e un sistema di sicurezza che esclude la presenza di peacekeeper occidentali (e anche di altri Paesi, secondo fonti vicine al governo russo) e prevede una sorta di diritto di veto del Cremlino. Non sono accettabili da Kiev, perché equivalgono a una disfatta.

Al Cremlino si pensa che l’Ucraina non abbia opzioni, e che a Washington condividano questa visione: “Trump crede fermamente che l’Ucraina sarà sconfitta in ogni caso”, afferma Suslov: “O accetta subito i termini di pace o subirà in futuro una sconfitta totale, e forse la perdita della statualità. Trump non vuole essere ritenuto responsabile della sconfitta definitiva, viste le promesse elettorali”. Mosca conta ancora sulla pressione che la Casa Bianca potrà esercitare su Kiev. Ma è pienamente disposta a continuare a combattere.

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