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Il capo del Pentagono Hegseth dice che l’attacco della Cina a Taiwan potrebbe essere “imminente”

Pete Heseth, segretario alla Difesa degli Stati Uniti, ha dichiarato al summit di Singapore che la minaccia dell’invasione cinese a Taiwan è “reale, e potrebbe essere imminente”. Le richieste agli alleati, quindi, sono due: limitare i legami economici con la Cina e aumentare la propria spesa militare, prendendo a “modello” i Paesi europei.
A cura di Luca Pons
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La minaccia di un attacco cinese a Taiwan "è reale, e potrebbe essere imminente. Non ha senso edulcorare la realtà". Lo ha detto Pete Hegseth, segretario dalla Difesa degli Stati Uniti, intervenendo alla conferenza di Singapore. Nel corso del suo discorso, il capo del Pentagono ha invitato gli alleati degli Usa nella regione ad aumentare la propria spesa militare e a ridurre i legami economici con la Cina. "Deve essere chiaro a tutti che Pechino si sta preparando concretamente a utilizzare la forza militare per alterare l’equilibrio di potere nell’Indo-Pacifico", e un tentativo di questo tipo "avrebbe effetti devastanti per il mondo", ha affermato. E c'è già un "campanello d'allarme" nelle ultime mosse della Cina.

Per il governo cinese, l'isola di Taiwan è parte integrante del territorio nazionale. E il suo obiettivo dichiarato è la riunificazione, come dimostra il fatto che negli ultimi anni le esercitazioni militari nell'area e le pressioni politiche sul Paese sono aumentate. Taiwan da parte sua si considera uno Stato indipendente, e ha il sostegno politico degli Stati Uniti.

Il discorso di Hegseth è destinato a rendere ancora più freddi – se possibile – i rapporti tra Washington e Pechino (che non era presente all'incontro, per la prima volta da anni). Oltre che sul piano economico, con i dazi imposti da Trump, anche su quello diplomatico e militare. "Gli Stati Uniti non cercano il conflitto con la Cina, ma non permetteranno che i nostri alleati e partner siano subordinati", ha detto il segretario alla Difesa. Tra i "campanelli d'allarme" c'è anche il fatto, "ormai di dominio pubblico", che il presidente cinese Xi avrebbe "ordinato al suo esercito di essere in grado di invadere Taiwan entro il 2027. L'Esercito popolare di liberazione sta preparando l'esercito per farlo, addestrandosi ogni giorno".

Dopo aver chiarito la minaccia, è arrivato l'invito agli alleati: scegliere gli Usa. Molti Stati sono "tentati dall'idea di cercare sia una cooperazione economica con la Cina sia una cooperazione di difesa con gli Stati Uniti", ha infatti detto; ma se un Paese si mette in questa situazione, ciò "complica il nostro spazio decisionale in periodi di tensione o conflitto".

Oltre ad allontanarsi dalla Cina, l'appello è ad aumentare le spese militari. Qui, secondo Hegseth, gli Stati asiatici dovrebbero "guardare ai Paesi europei come a un nuovo esempio", dato che i membri della Nato "si impegnano a spendere il 5% del loro Pil per la difesa, persino la Germania". In effetti negli ultimi giorni il segretario della Nato Mark Rutte ha rilanciato la proposta di alzare la spesa per la difesa al 5% del Pil, considerando un 3,5% di spesa militare ‘pura' e un 1,5% dedicato a cybersicurezza, infrastrutture, insomma altri settori collegati. Il vertice dell'Alleanza atlantica però si terrà a giugno, e fino a quel momento non ci saranno impegni ufficiali.

"Come può avere senso che i Paesi europei facciano questo mentre i principali alleati e partner in Asia spendono molto meno di fronte a una minaccia ben più formidabile da parte della Cina comunista, per non parlare della Corea del Nord?", ha concluso Hegseth. Nella regione, la spesa militare in media è dell'1,5% del Pil circa. Per questo, i Paesi alleati degli Usa nell'Indo-Pacifico dovranno "potenziare rapidamente le proprie difese".

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