“Ho estratto mia cugina morta dalle macerie, era una bambina”, la drammatica testimonianza dall’Afghanistan

In Afghanistan la situazione è drammatica dopo il terremoto di magnitudo 6.0 di domenica 31 agosto, con migliaia di morti e feriti. Venerdì scorso la terra ha continuato a tremare, si sono registrate due nuove scosse di magnitudo 5,2 e di 4,8. La popolazione teme che possano verificarsene ancora.
Fanpage.it ha parlato con Leyla, trent'anni, una donna che vive nella provincia di Kunar, al confine con il Pakistan, una delle zone colpite dal sisma insieme a Nangarhar e Laghman. Ci ha spiegato che la popolazione sta vivendo una crisi umanitaria, ogni giorno si lotta per sopravvivere e manca tutto.
"Nel sisma ho perso i miei cugini"

Come tanti, nel terremoto Leyla ha perso alcuni famigliari e amici, ci ha raccontato la drammatica esperienza del terremoto, che ha vissuto in prima persona: "Ho personalmente tirato fuori mia cugina da sotto le macerie: quando mi sono accorta che era morta, l'ho stretta tra le braccia. È stata una scena davvero straziante. Non so se mi riprenderò mai". Una squadra di soccorso della Croce Rossa – spiega -, ha raggiunto il posto dove si trovava "con il loro aiuto, siamo riusciti a salvare alcune delle persone intrappolate sotto alle case distrutte, sono grata ai soccorritori. Altri miei cugini sono morti nel terremoto, erano tutti bambini e vivevano con noi, nel nostro stesso villaggio".
Leyla ha spiegato di non essere la sola purtroppo ad avere gravi lutti famigliari a causa del sisma, ma che altri suoi conoscenti hanno vissuto il dramma di seppellire i propri cari. I morti sono donne, uomini e bambini, ognuno con la propria storia. "Le scene a cui ho assistito sono davvero insopportabili, orribili e dolorose – ci spiega – Ovunque c'è distruzione, e i corpi di coloro che sono intrappolati sotto le macerie…Per quelli non c'è nessuno che li tiri fuori, restano lì".
"Molti feriti sono morti, l'ospedale è difficile da raggiungere"

Oltre al dolore per i lutti la popolazione deve adesso affrontare tante criticità, la vita è davvero dura. "Dopo il terremoto tutti abbiamo grandi problemi, dalla mancanza di cibo e riparo a quella di acqua potabile e medicine. Stiamo cercando di sopravvivere come possiamo, ma è una situazione veramente drammatica. Purtroppo, questa è una questione molto seria, che ci preoccupa: la zona colpita dal terremoto è montuosa, con strade difficili e inaccessibili. È molto lontana dal centro città, anche per questo motivo molti dei feriti non sono riusciti a raggiungere l'ospedale in tempo e sono morti".
"La condizione delle donne è tragica"
Ma sono le donne, spiega Leyla, a pagare lo scotto più alto: "La condizione delle donne è tragica. Quasi tutte hanno perso un familiare o sono rimaste ferite. Purtroppo, c'è una grave carenza di medici donne e i talebani non permettono loro di entrare nella zona interessata dal sisma per soccorrerle. Infatti, a causa di questa carenza, una donna ferita che conosco è morta, perché non ha potuto ricevere cure adeguate. In generale, tutti stanno affrontando gravi problemi. Mancano cibo, riparo, medicine e acqua potabile". L’Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato alle autorità talebane l'appello di rimuovere subito le restrizioni che impediscono alle operatrici umanitarie afghane di salvare le donne.
"Le case sono crollate in un batter d'occhio"
Il ricordo della notte del terremoto resta vivo: "Abbiamo sentito la terra tremare esattamente a mezzanotte, mentre dormivamo all'interno delle nostre case. All'inizio la scossa è stata molto lieve, ma poi, in un batter d'occhio, le case sono crollate e tutti coloro che erano dentro sono rimasti intrappolati sotto alle macerie. Nei due distretti di Maza'i e Ali Koor abitavano più di 800 famiglie, che ora hanno perso la loro casa e vivono nelle tende".